Economia

Pioneer in profondo rosso Tagliati diecimila posti

Caduta nelle vendite di autoradio e tv al plasma. Il gruppo giapponese dell’elettronica stima una perdita di 1,1 miliardi di euro alla fine dell’esercizio in corso al 31 marzo. Il dato è peggiore del previsto. Nikkei a picco: -3,03%

Pioneer in profondo rosso 
Tagliati diecimila posti

Tokyo - Pioneer stima una perdita di 130 miliardi di yen (1,1 miliardi di euro) alla fine dell’esercizio in corso al 31 marzo. Il dato è peggiore dei 78 miliardi precedentemente attesi. Pioneer, uno dei principali e popolari colossi nipponici dell’elettronica di largo consumo, in una nota annuncia il taglio di 10mila posti di lavoro a livello mondiale per contrastare gli effetti della crisi economica.

Tagli a livello mondiale Il gruppo giapponese dell’elettronica ha annunciato il taglio di 10mila posti di lavoro in tutto il mondo per fronteggiare la crisi economica. Pioneer ha annunciato oggi che licenzierà 6mila dipendenti nei suoi stabilimenti in Giappone e all’estero, e altri 4mila dipendenti lavoratori a tempo determinato. Il gruppo con sede a Tokyo ha detto che si aspetta una perdita netta record di 130 miliardi di yen (1,1 miliardi di euro) al termine dell’esercizio 2008-2009, che si conclude a fine marzo. I licenziamenti sono stati decisi per fronteggiare la crisi economica, che ha comportato una caduta nelle vendite di autoradio e tv al plasma.

Nikkei in picchiata I dubbi sulla possibilità che il piano di stimoli da 789 miliardi di dollari approvato dal Congresso americano possa stabilizzare il settore bancario statunitense e risollevare l’economia globale si riflette sulle borse asiatiche e in particolare su Tokyo ha chiuso la seduta di giovedì in forte ribasso a -3,03%. L’indice Nikkei dei 225 titoli guida alla chiusura di oggi ha perso 240,58 punti scendendo a 7.705,36 punti, il valore più basso dal 26 gennaio. L’indice Topix ha perso 17,81 punti (-2,29%) scendendo a 760,29 punti.

Chiusa ieri per una vestività, la Borsa di Tokyo ha reagito in ritardo al piano di stabilizzazione finanziaria presentato martedì dal Segretario americano del Tesoro, Timothy Geithner, a cui avevano reagito negativamente le altre piazze mondiali già ieri.

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