Pirelli si ricompra Tyre e cresce in Cina

nostro inviato a Yanzhou (Cina)

«Oggi è la giornata dei pneumatici», dice Marco Tronchetti Provera dalla Cina, inaugurando il secondo stabilimento della Pirelli nel Paese, a Yanzhou, a metà strada tra Pechino e Shanghai. Niente, nemmeno una parola sul nuovo corso di Telecom, al quale ha contribuito come membro del comitato nomine di Mediobanca che lunedì ha indicato i nuovi vertici del gruppo. Una Telecom che è ormai il passato per Tronchetti Provera. Il quale, forse non a caso, ha colto l’attimo per annunciare la volontà di uscire del tutto dal capitale del gruppo: dopo aver già venduto il pacchetto di riferimento, ora tocca a quell’1,36% ancora nel portafoglio Pirelli. «Vendo, al prezzo giusto le vendo», ha detto Tronchetti Provera.
Quale prezzo? «Quando salirà». Poi via, a visitare la fabbrica nuova di zecca, inaugurata ieri nello stesso sito dove dal 2005 Pirelli sforna già pneumatici per camion (1,2 milioni l’anno). Il nuovo stabilimento nasce invece per servire il mercato vetture e completare la presenza di Pirelli in Cina. Ideata e pronta nel giro di 12 mesi, la fabbrica produrrà 3 milioni di pezzi l’anno e potrà essere ampliata fino a 10 milioni. L’obiettivo, ribadito anche dall’amministratore delegato di Pirelli Tyre, Francesco Gori, è quello di fare della Cina «un hub produttivo per il continente asiatico», da cui distribuire i prodotti per il 50% sul mercato cinese, e per il 50% nel resto dell’Asia. La meta, dice Tronchetti Provera, «è portare la capacità produttiva cinese al 10% del totale del gruppo nel 2010».
Il tutto con un margine ebit (rapporto tra reddito operativo e vendite) «sempre a due cifre». D’altronde il mercato cinese degli pneumatici, oggi terzo dietro a Usa e Ue, diventerà di gran lunga il primo dal 2010. Nel nuovo stabilimento di Yanzhou lavoreranno mille nuovi dipendenti, che si aggiungono agli altrettanti già assunti dalla Pirelli per il primo impianto. Un grande parcheggio, dove stazionano per lo più biciclette e motorini, accoglie gli operai che lavorano su tre turni (24 ore) e che guadagnano dai 3.500 ai 4mila dollari l’anno. I dirigenti cinesi possono invece arrivare a redditi di 50-60mila dollari. L’impianto è controllato dalla Pirelli in joint venture con il gruppo cinese Yinhe. Una società in cui Pirelli, in occasione dell’inaugurazione di ieri, ha annunciato di essere salita dal 60 al 75%, con un investimento di 11 milioni di euro. Mentre nell’intera operazione Cina, Pirelli ha investito 200 milioni in tre anni.
D’altra parte la Pirelli post Telecom, come ha ribadito Tronchetti Provera, «è per l’85% pneumatici», con 25 stabilimenti in tutto il mondo. Per questo entro «un mese, un mese e mezzo» il presidente del gruppo conta di chiudere l’accordo con le banche azioniste di minoranza di Pirelli Tyre per riacquistare la quota ceduta nel 2006. Anche se il passaggio non è atteso «prima di febbraio» per questioni tecnico-fiscali.


Poi Pirelli continuerà a investire all’estero: Russia e India nel mirino: «In Russia - ha detto il top manager - stiamo facendo valutazioni per costruire una fabbrica nel giro di 2 anni», per servire il mercato-vetture in grande espansione. In India, invece, «stiamo studiando possibili joint venture nel settore truck».

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