«Tanto tuonò che non piovve» pronosticava alla vigilia delle consultazioni-farsa tra il sindaco e il resto della maggioranza qualche assessore di area arancione. Era già scritto ieri che il sindaco dopo cinque giorni di sceneggiata sulle dimissioni sì o no di Stefano Boeri lo avrebbe ripreso in giunta. Perché «così non si può andare avanti» assicurava venerdì, ma si sono mossi in troppi perché il capolista da 13.500 preferenze del Pd venisse messo alla porta con la scusa delle divergenze personali con lui e il resto della giunta. E dopo la disponibilità a restituire le deleghe seguita da un accorato mea culpa su Repubblica («chiedo scuso a Pisapia, voglio ancora cambiare Milano»). L’archistar sarà ancora assessore ma dimezzato. E sorvegliato speciale. Il sindaco gli restituisce le deleghe a Cultura, Moda e Design ma spalma a modi spezzatino quelle all’Expo da cui sono scaturite la maggior parte delle polemiche negli ultimi mesi: verrà creata nei prossimi giorni un comitato interassessorile. Ai gruppi della coalizione che tra le 15 e le 21 hanno sfilato nel suo ufficio (il venti consiglieri del Pd in sala giunta) hanno scartato le due opzioni, dimissioni o restituzione di tutte le deleghe, e convenuto con il sindaco sull’«ipotesi c», un Boeri ancora in giunta ma senza competenze sull’Esposizione.
Ieri sera il sindaco e l’architetto si sono visti per un incontro chiarificatore. Dopo il quale Pisapia ha fatto qualche dichiarazione generica. «Io ho un solo forte interesse - ha precisato il sindaco -, che questa esperienza amministrativa restituisca a Milano il ruolo nazionale e internazionale che le spetta. Ho messo in gioco tutto me stesso, sono sempre più convinto che dentro questa esperienza ci sia il futuro della città». E ha concluso: «L'anno prossimo sarà ricco di decisioni importanti. Le scelte che ci attendono hanno bisogno della massima partecipazione e condivisione in giunta e in consiglio».
Solo all’interno dei Democratici qualcuno avrebbe voluto riconsegnare all’architetto il pacchetto completo. La capogruppo del Pd Carmela Rozza riferisce alla fine della riunione, durata circa un’ora e mezza, che il gruppo «ha chiesto a Pisapia di riconfermare in squadra Boeri» ma «siamo i primi a renderci garanti e controllori del fatto che mantenga il patto di lealtà e correttezza nelle scelte collegiali della giunta». Alla prima voce fuori dal coro, sarà il Pd ad alzare il cartellino rosso prima del sindaco. La scelta finale sul rientro fa presente prima che venga comunicata ufficialmente la linea del Comune «è in mano al sindaco». Anche i consiglieri del Pd hanno riconosciuto con il sindaco gli errori commessi da Boeri in sei mesi, dalle (troppe) uscite fuori luogo su Expo alle polemiche su Sea e Serravalle. Ma l’intervista di ieri è stata interpretata come una volontà di cambiare registro, e «merita credito». Già il segretario provinciale Roberto Cornelli invece ha precisato che il ruolo del capodelegazione finora in capo a Boeri verrà eliminato, a tenere i rapporti col sindaco per il partito saranno lui e la capogruppo comunale.
«La sinistra - attacca il capogruppo della Lega Matteo Salvini - trasferisce a Milano il teatrino della politica romana, e intanto la città soffoca tra smog e nuove tasse». Masseroli (Pdl) aggiunge che «per non perdere la poltrona Boeri è stato costretto a rinnegare le sue idee, che brutta figura».
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