Pittura e poesia nel segno immediato di Ruggero

«La pittura? È meglio del cinema». Parola di Andrea Ruggero, anima poliedrica e irrequieta che cerca «la via più immediata per esprimere le cose del mondo». E questa sua via ha il sapore della rotta, battuta attraverso la parola poetica e il gesto della pittura. Ma non solo: non mancano all'appello nell'avventura di Ruggero anche la scienza e la tecnica, con ipotesi di teoremi e progetti di varia natura, dalla proposta di una nuova unità di misura, poeticamente battezzata «Parsifal», a quella di un «condensatore» di frequenze. Creatività a tutto tondo, quindi, per un work in progress che non conosce sosta né requie, come il rapporto privilegiato che ha voluto instaurare con «il Giornale».
Ma facciamo un passo indietro: è il 2004, anno di Genova Capitale Europea della Cultura. In redazione iniziano ad arrivare misteriose missive. Anonimi scritti che spaziano dalla filosofia alla matematica. E poi opere su carta: tanti, tantissimi schizzi ordinati in vari album che presto cedono il passo alle tele. Arrivano la mattina e spesso non hanno neppure avuto il tempo di asciugare. Nei mesi aumentano frequenza e volume degli invii e l'anonimato si scioglie in un paio di iniziali, A.R., finché la curiosità è appagata dalla scoperta dell'identità del misterioso lettore-artista.
Incontrarlo resta un'impresa ma qualche parola una tantum è concessa. È evidente che Ruggero ha scelto «il Giornale» per comunicare con il mondo, ma desidera che a parlare sia la sua opera. Ed eccola, la sua opera, arrivare a ondate irrefrenabili. Le buste e gli album di schizzi ormai sono un ricordo. Ruggero da tempo opera su formati più grandi: nonostante una propensione al disegno la passione e lo sviluppo di una ricerca sono di fresca data. Tutto è iniziato nel 2002 e poco tempo dopo alla pittura si è affiancata la poesia. Dalle prime prove a tempera è approdato alla conquista dell'olio, non di rado «discusso» con colori acrilici a spray, in un percorso che guarda alla sperimentazione materica e formale, improntato all'individuazione del proprio linguaggio. Come uno studente dell'accademia Ruggero ha mosso i primi passi ponendosi in dialogo con i grandi maestri della pittura. Ha però guardato subito alla contemporaneità, a De Chirico, Dalì e Mirò, per poi approfondire il lirismo di Kandinskij e la concretezza di Morandi. Così intorno a due poli - la forma e il segno, ma non rinunciando al gusto per la materia - ha preso corpo la sua indagine, con una predilezione per la natura morta, spazio condensato ove causa ed effetto si assorbono in un tempo unico. Nelle prove più recenti si concentra sulle risonanze della figurazione, con visioni che vogliono farsi racconto di quelle piccole occasioni quotidiane che di norma passano inosservate. La passione per l'oggetto e l'attitudine seriale si declinano anche in nuovi equilibri cromatici dove i toni assoluti, il bianco e il nero, acquisiscono nuove eco, mentre la visione si fa più ravvicinata. Su questa si incunea il segno, materia in cerca delle proprie ragioni in un cammino ove l'ordine del mondo inizia a farsi corrodere dalla sua atmosfera. Nel frattempo Ruggero ha iniziato a dedicarsi agli scacchi e quindi chissà quali strategie metterà in atto nei suoi quadri e nei componimenti poetici.

Sì perché oggi in Ruggero pittura e poesia respirano all'unisono. Così sta scrivendo nuovi versi, dopo che l'anno scorso è stato inserito in una raccolta di poeti e novellieri contemporanei. Attendiamo allora le sue prossime mosse in pittura, certi che saremo i primi a conoscerle.

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