È stata una grande vittoria - ha commentato Le Roi -, ma niente giri di campo». Michel Platini è il settimo presidente Uefa, succede per quattro voti in più allo svedese Lennart Johansson che ha regnato per 17 stagioni e qualcuna anche buona.
«Non abbiate paura di me - ha detto -, il calcio è malato e noi dobbiamo farlo guarire, prima che ci pensi un avvocato o un politico». Non sono in molti a saperla raccontare a questo modo, in fondo Michel ha sempre vinto grazie a quella faccia da figlio di emigranti piemontesi e a quanto gli galleggia in testa. Né italiano, né francese ma quasi tedesco, perché la Lorena dove è nato è sul confine. Uno che senza neppure darsi da fare, ha messo daccordo le tre federazioni più importanti dEuropa con Inghilterra e Spagna. Più scaltro di un diplomatico vietnamita, ha sempre colto lattimo: scoppiano le Banlieue e fa sapere che anche lui era uno di loro, alla vigilia del mondiale tedesco dichiara che lItalia non sarà neppure semifinalista ma poi festeggia con Lippi mentre Blatter non cè. Quando poi dichiara che anche i bambini romeni hanno il diritto di conoscere i grandi campioni del football sgorgano le lacrime e tutti i voti dei Paesi dellEst. Comunque a trentanni aveva già deciso che avrebbe fatto il dirigente, a 32 smette col calcio e ora anche la sedia Fifa del colonnello Sepp Blatter vacilla: «Ma siamo grandi amici», si è affrettato a congratularsi il colonnello svizzero.
Ha giocato la sua campagna elettorale sul sottile equilibrio fra grandi e piccole federazioni: «Per ridistribuire i vantaggi senza mettere in pericolo le casse», e se gli riesce è impresa da scafatissimo economista. «Il calcio è lo sport più popolare al mondo, abbiamo in mano un tesoro, proteggiamolo e facciamolo fruttare tutti assieme». Ha applicato alla perfezione ladagio che invita il re a saper distribuire bene il cibo, perfino Franz Beckenbauer che gli preferiva Johansson si è dovuto inchinare ricompensato con una carica di rappresentante presso il comitato esecutivo Fifa, allaltro nemico, lo spagnolo Angel Maria Villar Llona, è arrivata la vicepresidenza Fifa. Gli inglesi clamorosamente fuori da tutte le sedie non lhanno presa benissimo: «Giù le mani dai nostri club - ha fatto sapere Alex Ferguson non appena venuto a conoscenza dei piani del francese -. La Champions league sta bene così comè». Già, perché Michel ha anche un piano e qui inizia la fase delicata. Intanto ha intenzione di stroncare il G14 e togliere dallEuropa una squadra a Italia, Inghilterra e Spagna portandole a un massimo di tre. Ma aprendo al riconoscimento di Montenegro che diventa indipendente dalla Serbia e dalla prossima edizione avrà, come Andorra e San Marino, un club nei preliminari Champions. Per quanto riguarda le nazionali si schiera contro lallargamento a 24 dellEuropeo e a favore di pene severe verso quei calciatori che rifiutano la convocazione. Poco affetto verso linnovazione tecnologica e la moviola in campo: «Ma lintroduzione a due assistenti che si dedichino a quanto accade in area potrà essere la novità».
Rivera è con lui, come lex rivale Falcao. Pancalli gli ha votato contro ma si è subito congratulato. I bianconeri esultano, da Boniperti a Tardelli, da Cabrini a Deschamps, da Tacconi a Cobolli Gigli, da Prandelli a Thuram, con Giovanni Trapattoni che commenta: «Evviva, se lo merita. Con lui al potere saliranno lironia, il divertimento, la classe, la capacità di sdrammatizzare pur con un grande senso di responsabilità, qualità che aveva da giocatore. Ha promesso a nazioni come lAustria un posto in Champions e la cosa mi potrebbe far comodo.
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