Nino Materi
Figuriamoci se Plutone, dio delloltretomba, può essere «declassato» da comuni mortali. Per lui, principe dellAde, il corpo celeste che porta il suo nome pianeta era e pianeta rimarrà. Anche se da Praga, dove sono riuniti, i cervelloni dellUnione astronomica internazionale (Uai) hanno deciso che Plutone è troppo piccolo e lontano per potersi fregiare dello status di pianeta. Qualcuno aveva pensato di retrocederlo nella categoria dei «pianeti nani», pensando forse che se la Juventus giocherà in serie B anche Plutone avrebbe potuto accettare di orbitare in una categoria inferiore. Ma la proposta è stata bocciata e così l'assemblea generale della Uai ha «radiato» Plutone dal campionato del Sistema Solare dove ora le squadre in campo restano solo otto: Mercurio, Venere, la Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Una clamorosa retromarcia, considerato che il progetto originale della direzione dell'Uai (rilanciato la settimana scorsa sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo), prevedeva invece di allargare il nostro sistema a 12 pianeti: gli otto «classici», più i pianeti «nani», ovvero lo stesso Plutone, Cerere (il più grosso degli asteroidi), il remotissimo corpo ghiacciato 2003 UB313 (di recente scoperto e senza ancora un nome) e Caronte, che è una luna di Plutone e che - ci piace immaginarlo - «traghetterà» adesso il suo «padrone» al di fuori del sistema solare.
Unico pianeta scoperto da un astronomo americano, Plutone ha da sempre innescato dibattiti e stimolato interrogativi nella comunità scientifica internazionale: si tratta in effetti di un corpo celeste molto diverso dagli altri presenti nel Sistema Solare, che sono corpi rocciosi (i più vicini al sole) o gassosi (i più lontani) e orbitano seguendo una traiettoria circolare. Plutone invece è un pianeta di ghiaccio e percorre un'orbita molto allungata e decentrata, che impiega 247 anni per fare un giro intero intorno al Sole. Inoltre Plutone è ancor più piccolo di quanto pensasse il suo scopritore Clyde Tombaugh, molto più piccolo della nostra Luna.
Sta di fatto che, con un voto per alzata di mano, gli astronomi hanno rifiutato la proposta di classificare i pianeti in «classici» e «nani». Il professor Richard Binzer, uno dei promotori della nuova cosmo-toponomastica, difende la decisione: «Essendo stato rifiutato l'emendamento alla definizione classica, un pianeta nano - categoria a cui apparteneva anche Plutone - non può più essere considerato alla stregua degli altri pianeti». La sua prosa italiana non sarà il massimo, ma da uno abituato ad avere la testa tra le stelle (o tra le nuvole?) non si può pretendere di più.
La definizione proposta dall'assemblea dell'Uai si applicherà comunque solo al sistema solare, deludendo forse tutti quelli che speravano che il nuovo paradigma si applicasse ai molti pianeti (circa 200 per ora) che si scoprono oramai abbastanza regolarmente attorno ad altre stelle.
Intanto in Italia a prendere le distanze dalla «rivoluzionaria» decisione presa a Praga è l'astrofisica Margherita Hack: «Per il sistema solare non cambia nulla, Plutone da pianeta diventa un pianetino, ma è solo questione di termini. Secondo me non cè nessuna novità o scoperta».
«Con il declassamento di Plutone il Sistema Solare non muta - precisa la scienziata -. Plutone è il pianeta più piccolo ed anomalo.
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