Poli e Macheda Perché i migliori sono in panchina?

Poli e Macheda Perché i migliori sono in panchina?

(...) mettere nella rubrica dei ricordi più belli.
Eppure, anche in una sera così bella, o, forse, proprio perché la sera è stata così bella, credo che vadano dette alcune cose sull’allenatore Mimmo Di Carlo. A cui - con molta onestà - va dato però il merito di aver schierato Da Costa in porta, per onorare la parola data a inizio stagione. Scelta che, l’altra sera, ha lasciato scettici molti, compreso il sottoscritto. Ma scelta da galantuomo che rispetta la propria parola. E scelta che è stata la chiave positiva della partita, con due parate decisive durante l’incontro e due ai rigori. Quindi, sul punto, diamo a Di Carlo quello che è di Di Carlo. Chapeau.
Ma, con altrettanta franchezza, va detto che proprio la partita di Coppa ha evidenziato una serie di errori del tecnico blucerchiato durante la stagione. Tecnico che, a mio parere, si porta dietro il peccato originale della partita completamente sbagliata a Brema nell’andata dei play-off di Champions League, che ha segnato negativamente la stagione del Doria. E il peccato non solo originale, ma ripetuto, di una qualità di gioco raramente soddisfacente, anche al di là dei risultati, visto che la classifica è tutt’altro che negativa.
Però, diciamocelo chiaramente. Era dai tempi di Novellino - del peggior Novellino, quello degli ultimi anni, intendo - che non si vedevano i blucerchiati giocare così male.
Mica finita. Guardando la (bella, ribadisco, bella) Sampdoria di mercoledì, viene naturale farsi anche delle domande sulla scelta degli uomini e sui cambi. Alla fine, tutto è bene quel che finisce bene, ma che senso ha avuto sostituire una punta, che fra l’altro stava giocando benissimo, come Macheda, con un giocatore più di copertura come Tissone? Quando si gioca a non prenderle, molto spesso le si prende.
E poi, sempre a proposito di Macheda. Uno così, lo si è visto già nei pochi minuti giocati nella partita contro la Roma, era già pronto fin dal primo momento in cui è arrivato a Genova. E, invece, gli è stato preferito prima l’inguardabile Marilungo di quest’anno e poi Pozzi, il giocatore più costoso e deludente dell’annata sampdoriana, il fratello gemello in negativo del Pozzi ammirato l’anno scorso, decisivo per raggiungere i preliminari Champions. Due così, Macheda se li mangia a colazione, pranzo e cena. E allora perché non gioca sempre? Perché non gioca dall’inizio? Ma l’ha visto Di Carlo come si muove Federico?
C’è di più. Finalmente, l’altra sera, abbiamo rivisto l’Andrea Poli che aveva conquistato tutti nella scorsa stagione, il miglior esordiente - in quantità e qualità - che abbia mai visto giocare dal giorno in cui mi si è materializzato davanti agli occhi, il 30 ottobre 2001, in una partita di Champions League della Roma, Daniele De Rossi. Il gioiellino blucerchiato che si è conquistato il posto in prima squadra con Delneri, che ha meritato la maglia della Nazionale Under 21 e che, a mio parere, avrebbe meritato di andare anche ai mondiali sudafricani. Forse più di Angelo Palombo, quantomeno per una questione di ruolo.
Eppure, fin da inizio stagione, si è avuta la netta impressione che Poli non fosse al centro dei pensieri di Di Carlo, finito in un’immaginaria gerarchia nei dintorni di Pedro Obiang (a proposito, dov’è finito?). Certo, poi c’erano problemi fisici vari ed eventuali che hanno condizionato la stagione di Poli.

Ma - al di là del valore di Tissone, comunque un buon giocatore - l’idea che un giocatore simile, un capitale del Doria, fosse in panchina, era comunque incredibile.
Insomma, l’altra sera la Samp ha fatto gli acquisti migliori della campagna acquisti. Qualcuno avverta Di Carlo.

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