
Riparte la gara sull'ex Ilva di Taranto. E tra le tante novità che entro il 15 settembre porteranno uno o più investitori a presentare nuove offerte per il polo della siderurgia italiana, si fa strada anche un'ipotesi allo studio del Mimit per neutralizzare i signori del no. L'istituzione di una figura speciale, un commissario con poteri unici che in caso di «preminente interesse strategico» possa avere la forza legislativa di accelerare le procedure di approvazione.
La procedura è definita fast track e sarebbe una sorta di corsia preferenziale che consente al commissario straordinario di procedere più rapidamente nell'attuazione di interventi, superando alcune fasi burocratiche. In pratica, un jolly in mano al Mimit per neutralizzare l'azione del sindaco di Taranto Piero Bitetti e i suoi continui tentativi di tenere in ostaggio il rilancio dell'ex Ilva. L'ultimo si è consumato ieri in serata quando, recependo le indicazioni dei capigruppo di maggioranza, ha annunciato «la propria contrarietà alla firma dell'accordo di programma proposto dal governo». I capigruppo di maggioranza «ritengono superfluo spiega in una nota - convocare nei prossimi giorni il consiglio comunale in quanto l'accordo così formulato è lacunoso e privo di garanzie per la città». Bitetti chiede di adottare un decreto-legge speciale per Taranto, ma il Mimit dicendosi «stupefatto» ha deciso di tirare dritto. «È da irresponsabili continuare a rinviare ogni decisione, disattendendo gli impegni assunti. Così si lede il principio costituzionale della leale collaborazione tra gli organi dello Stato, mettendo a rischio decine di migliaia di lavoratori», precisano fonti del Mimit che confermano la convocazione del 12 agosto, ribattezzato dal ministro Adolfo Urso «il giorno della responsabilità» in cui il sindaco dovrà dare risposte. E a cui farà seguito anche un vertice con sindacati, indotto e associazioni d'impresa.
Intanto si procede con il nuovo bando. Nel dettaglio, le offerte vincolanti dovranno essere presentate entro il 15 settembre 2025 e si prevede che «la decarbonizzazione del sito di Taranto non sia più un'opzione, ma diventi un obbligo vincolante».
I soggetti interessati dovranno impegnarsi «allo spegnimento delle aree a caldo alimentate a carbone nel più breve tempo possibile, alla realizzazione fino a un massimo di tre forni elettrici per coprire l'intera capacità produttiva autorizzata (6 milioni tonnelate, ndr) e al pieno rispetto delle prescrizioni della nuova Aia», spiega il Mimit. Il governo assicura, inoltre, il proprio supporto, anche attraverso la società pubblica Dri d'Italia, per la costruzione di impianti di preriduzione destinati ad alimentare i futuri forni elettrici.
Sul fronte occupazionale, quello della tutela dei lavoratori rimane un principio inderogabile, pienamente condiviso e rafforzato dal costante confronto con i sindacati.
Un'ulteriore novità riguarda lo stabilimento di Genova (Cornigliano): potrà essere prevista la realizzazione di un forno elettrico e di impianti di prima lavorazione funzionali all'attività del sito.
Rispetto al precedente bando, la nuova offerta vincolante dovrà anche prevedere l'acquisto dell'intero magazzino e includere una nuova versione del piano industriale con indicati i dipendenti che l'offerente intende mantenere nel perimetro aziendale.
Il nuovo bando consente, infine, l'acquisto dell'intero complesso aziendale, del
compendio aziendale nord, del compendio aziendale sud o di singoli rami d'azienda. Tuttavia, a parità di condizioni, «saranno privilegiate le soluzioni che meglio garantiscono la continuità produttiva e la tutela occupazionale».