Orsini: "Il Green Deal una grande cavolata"

Subito un “whatever it takes“ per l’industria Ue

Orsini: "Il Green Deal una grande cavolata"
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«Il Green Deal è la più grande cavolata che abbiamo potuto fare». Non ha usato mezzi termini il presidente di Confindustria Emanuele Orsini (in foto) che anzi, con estrema trasparenza ha sottolineato che «quando si fa impresa è necessario studiare prima l'impatto del prodotto. In Europa non è stato fatto lo studio di impatto di una misura che hanno pensato. Quindi ora dobbiamo andare a mettere a posto cose che sono già state fatte». Se questo non bastasse, di fronte all'attuale scenario economico globale, l'Europa deve decidere - con urgenza, ha sottolineato l'imprenditore - se mettere l'industria al centro e puntare alla competitività, oppure arrendersi alla deindustrializzazione del Vecchio Continente.

Il leader di Confindustria ha quindi lanciato un appello chiaro a Bruxelles: «Serve un cambio di passo, un patto di responsabilità sociale tra tutti i partiti in Europa: come fu fatto a suo tempo da Draghi per salvare l'euro, oggi serve un whatever it takes anche per l'industria europea, perché abbia un futuro». Il primo passo è avere una visione completa, dai settori che stanno perfomando bene a quelli che si trovano in difficoltà (come il comparto auto) e si devono trasformare. Solo a quel punto sarà possibile sviluppare un progetto industriale sostenibile e che abbia una visione di medio termine.

In Italia questo lavoro è già iniziato, si è infatti aperto un tavolo con il governo. Il cuore della questione è apparentemente semplice: è necessario produrre di più e, per produrre di più, bisogna aiutare le imprese italiane a crescere, anche quelle medie e piccole.

Dalla parte delle imprese, questa nuova logica è stata accettata di buon grado, c'è la volontà di fare la differenza.

Il modello Zes, dedicato all'area del Mezzogiorno, è un esempio di questa mentalità: con un impegno di 4,8 miliardi, ci sono stati investimenti per 28 miliardi al Sud e più di 35mila assunzioni.

Insomma, in Italia e in Europa è arrivato il momento di mettere al centro l'impresa e per farlo servono studi di impatto sui provvedimenti, prima che siano messi in atto.

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