"Blocchiamo tutto". La rabbia di piazza e il rischio scontri. Il Paese si barrica

Almeno 100mila mobilitati. Scioperi, blocchi e cortei in varie città. Il ministro dell’Interno: "Settembre caldo". Moschee nel mirino: trovate cinque teste di maiale

"Blocchiamo tutto". La rabbia di piazza e il rischio scontri. Il Paese si barrica
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Saranno «soltanto» 100mila secondo le stime, nulla a che vedere con il milione di persone scese in piazza per protestare contro la riforma delle pensioni nel 2023. Ma i pochi, minacciano di essere cattivi e incattiviti e dopo il caos politico la Francia è a rischio anche caos sociale. Del resto, difficile aspettarsi qualcosa di buono da un movimento che è stato ribattezzato «blocchiamo tutto». Disagi sono assicurati in larga parte del Paese, soprattutto in quelle città governate da sindaci di sinistra come Nantes, Rennes, Tolosa, Lione oltre, ovviamente, alla capitale Parigi, dove i servizi di sicurezza si aspettano un'ampia partecipazione e i controlli di sicurezza saranno una partecipazione importante. Anche perché il clima è tesissimo, a maggior ragione dopo che ieri sono ritrovate almeno 5 teste di maiale davanti ad alcune moschee.

Per oggi, 10 settembre, previsti disagi e sciopero un po' a macchia di leopardo per protestare contro i tagli di bilancio previsti dal governo dell'ormai ex premier Bayrou. La Direzione Generale dell'Aviazione Civile prevede ritardi e cancellazioni in tutti gli aeroporti francesi. Caos anche in strada, con i manifestanti che vogliono bloccare le tangenziali o organizzare posti di blocco. A Parigi già dalla nottata previsti blocchi stradali. I treni ad alta velocità circoleranno regolarmente ma diverse assemblee si terranno nelle stazioni ferroviarie parigine così come picchetti verranno organizzati in siti industriali e aziende, anche della logistica. A Dunkerque sciopero delle acciaierie dove è è stato annunciato un piano di licenziamenti. Scioperi e per i dipendenti delle raffinerie e per i netturbini in varie regioni francesi. Anche università e scuole ribollono con assemblee già organizzate e possibili manifestazioni e occupazioni un po' dappertutto.

Alta tensione anche per il ritrovamento ieri mattina di alcune teste di maiale davanti alle moschee di Parigi e in altre zone della Francia. Su una delle teste è stata trovata la scritta «Macron». Sono state subito avviate indagini per trovare i responsabili di quelli che sono stati definiti dalle autorità «atti abietti». «Attaccare i luoghi di culto è di una vigliaccheria insondabile», ha detto il ministro dell'Interno Bruno Retailleau. Lo stesso ministro, che è anche presidente dei Républicains, ha lanciato un appello istituzionale: «Serve un primo ministro rapidamente, vogliamo andare al governo ma non a qualsiasi condizione», ha detto. «La nostra responsabilità è garantire ai francesi una certa forma di stabilità e un bilancio. È in gioco l'interesse del nostro Paese, che non ha bisogno di essere destabilizzato. Non vogliamo il caos», anche perché lui stesso, chiamato a garantire l'ordine pubblico, ha lanciato l'allarme riguardo un possibile «mese di settembre propizio ad ogni tipo di disordine», facendo intendere che quella di oggi potrebbe essere soltanto la prima delle tante proteste pronte a incendiare la Francia per cui, spiega il ministro, «abbiamo bisogno molto rapidamente di un primo ministro affinché il potere sia visibile». Il ministro ha promesso un «dispositivo massiccio» di forze dell'ordine sul campo per evitare disordini e problemi di ordine pubblico.

I 100mila o giù di lì che scenderanno in strada oggi sembrano non del tutto convinto rispetto alle loro rivendicazioni, mentre l'orientamento politico è leggermente più chiaro. La destra del Rassemblement national di Marine Le Pen ha detto di non voler avere nulla a che fare con le proposte mentre chi marcia sulla rabbia è la sinistra, con Jean-Luc Mélenchon a soffiare sul fuoco e su quello che in un primo momento sembrava un movimento apolitico e anzi più vicino proprio a posizioni di estrema destra e sovraniste.

Un po' di estremisti confusi e un po' di nostalgici dei gilet gialli, un po' di no-vax sempre pronti a fare confusione. Ed è proprio l'organizzazione un po' causale e poco prevedibile a spaventare chi gestisce l'ordine pubblico. Con schegge impazzite che rischiano di creare il caos in un Paese già in piena confusione.

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