José Antonio Kast ha superato il 58% dei voti, al ballottaggio, vincendo le elezioni presidenziali in Cile. Ha battuto la candidata di sinistra Jeanette Jara, che ha ammesso la sconfitta congratulandosi per la vittoria con l’avversario: "La democrazia ha parlato forte e chiaro. Ho appena contattato il presidente eletto José Antonio Kast per augurargli successo per il bene del Cile”, ha scritto su X. “A coloro che ci hanno sostenuto e hanno aderito alla nostra candidatura, sia chiaro che continueremo a lavorare per migliorare la vita nel nostro Paese. Insieme e a testa alta, come abbiamo sempre fatto". Kast si insedierà al Palacio de la Moneda il prossimo 11 marzo succedendo all'attuale presidente Gabriel Boric.
Il Trump del Cile
Cinquantanove anni, ultraconservatore, diventa presidente dopo una lunga campagna elettorale mirata sui temi della sicurezza e della migrazione. Deputato dal 2002 al 2018, ha fatto parte dell'Unione Democratica Indipendente (UDI) fino al 2016, ricoprendo per due anni il ruolo di segretario. Nel 2017 si è candidato alle presidenziali come indipendente e, l'anno successivo, ha dato vita a un movimento, Acción Republicana, diventato poi il Partito Repubblicano. Si è ricandidato alle presidenziali nel 2021 risultando il più votato al primo turno ma perdendo il ballottaggio con il candidato di sinistra Gabriel Boric. Negli ultimi quattro anni ha limato un po' le proprie convinzioni, su alcuni temi controversi, per cercare di intercettare meglio anche i voti dei moderati, pur rimanendo una figura di spicco della destra sovranista. Per due anni, dal 2022 al 2024, ha guidato la rete conservatrice internazionale Political Network for Values.
La sicurezza e il legame con Pinochet
Nella campagna elettorale ha avuto un ruolo chiave la crescente preoccupazione dei cileni rispetto al tema sicurezza, dovuta al fortissimo aumento degli omicidi e alla presenza sempre più massiccia delle gang venezuelane. L'elettorato ha premiato la ricetta di Kast che ha promesso di usare il pugno di ferro contro delinquenza e immigrazione clandestina. Nell'ultimo dibattito in diretta tv il leader repubblicano ha promesso di chiudere le frontiere dando 92 giorni di tempo ai residenti illegali per lasciare il Paese, il tempo esatto che intercorre tra il ballottaggio e l'insediamento alla presidenza, previsto l'11 marzo. In passato più di una volta Kast ha difeso il governo militare. Nel 1988 votò a favore di Pinochet nel plebiscito che impedì al dittatore cileno di restare al potere.

Le origini tedesche
Di famiglia tedesca emigrata in Cile dopo la seconda guerra mondiale, il padre del presidente eletto, Michael Kast, fu membro del Partito nazionalsocialista tedesco e, durante la guerra, indossò la divisa di ufficiale della Wehrmacht. Nove figli, José Antonio è il più giovane. Uno dei suoi fratelli, Miguel Kast, economista liberista della scuola di Milton Friedman, ha ricoperto l'incarico di ministro del lavoro dal 1980 al 1982 e per alcuni mesi ha diretto la Banca Centrale del Cile. Famiglia molto ricca, basò le sue fortune su un'azienda di salumi fondata nei primi anni Sessanta.
Cosa faceva Kast prima di dedicarsi alla politica
Dopo gli studi in legge Kast nel 1991 ha fondato uno studio legale, lavorandovi per undici anni. Ha diretto anche una società immobiliare della sua famiglia.
Nel 2019 ha subito la grave accusa di aver trasferito ingenti somme di denaro in alcune società con sede a Panama. Si è difeso ammettendo l'esistenza di queste società, ma affermando che fossero di uno dei suoi fratelli.