Politica estera

Immigrati e onda "woke": le politiche di sinistra fatali per i Democratici

La linea troppo morbida di Biden non paga. Falliti il tentativo della Harris e l’accordo con il Messico

Immigrati e onda "woke": le politiche di sinistra fatali per i Democratici

Il verdetto ha gettato le basi per le elezioni primarie di martedì, che hanno assicurato a Trump la nomination repubblicana molto prima del normale ciclo elettorale. Dopo la sconfitta di Nikki Haley, nessuno sfidante repubblicano può sperare di raccogliere consensi, perché si trattava di una candidata forte, con tutte le carte in regola: ex governatore, ambasciatore degli Stati Uniti all’Onu, eccellente oratrice, molto intelligente e molto attraente. Fino a poco tempo fa, sarebbe stata una notizia gradita al presidente Biden e al Partito democratico: Trump era l’avversario che Biden aveva sconfitto nel 2020 conquistando 306 voti elettorali contro i 232 di Trump, e il trionfo si sarebbe potuto ripetere. Ma ora l’equazione non funziona più per Biden, non solo perché la sua età avanzata si fa sempre più sentire nel modo in cui sta in piedi, cammina e parla- in netto contrasto con l’evidente vigore fisico di Trump -, ma soprattutto per la sua crescente incapacità di controllare lo staff della Casa Bianca, che continua a spingere per politiche di sinistra che Biden aveva sempre osteggiato in passato, e che la maggioranza degli americani sopporta sempre meno. Quando Biden ha nominato i suoi principali funzionari presidenziali nel 2021, tutti i «Biden boys» che avevano lavorato per lui nel corso dei decenni come senatore e presidente di commissione al Senato erano già in pensione da tempo, così è stato costretto a nominare i funzionari della Casa Bianca di Obama, gli stessi che hanno fatto tutto il possibile per limitare e indebolire il suo ruolo di vicepresidente, prendendolo anche in giro. L’esempio più evidente è anche il tema più importante delle elezioni del 2024: l’immigrazione. Trump da presidente è riuscito a ridurre l’immigrazione clandestina a livelli accettabili senza costruire il muro al confine con il Messico da lui voluto, ma semplicemente aggiungendo un po’ di polizia di frontiera, attivando la deportazione degli immigrati criminali, sostenendo gli sforzi degli Stati di frontiera con le proprie forze di polizia e utilizzando con vigore la procedura di deportazione immediata introdotta durante l’epidemia di Covid.

Fin dal gennaio 2021, lo staff di Biden alla Casa Bianca ha emesso ordini amministrativi per invertire tutte queste politiche, e ben presto la notizia ha raggiunto anche i villaggi isolati nelle montagne del Guatemala, secondo cui bastava bofonchiare la parola «asilo» per essere autorizzati a entrare negli Stati Uniti in cambio di una promessa verbale di comparire davanti a un giudice dell’immigrazione in una data futura e indeterminata. Poi la notizia della frontiera aperta si è diffusa in Africa occidentale e in Cina, così che le migliaia sono diventate decine di migliaia, e poi 3,5 milioni nel 2021. Uno dopo l’altro, i politici democratici degli Stati di confine, molti dei quali ispanici, hanno iniziato a chiedere la fine dell’immigrazione incontrollata, ma le loro specifiche lamentele - strade che si riempiono di immigrati senza tetto, l’arrivo di decine di migliaia di criminali venezuelani rilasciati dalle carceri dove il cibo è finito, il numero crescente di cinesi e musulmani - si sono scontrate con l’ideologia rigidamente di sinistra che domina la Casa Bianca di Biden quando si tratta di immigrazione.

Per dire, Amazon vende magliette con lo slogan: «Nessuno può essere clandestino in una terra rubata». Poiché i coloni bianchi hanno conquistato gli Stati Uniti con un genocidio contro i nativi, Washington non ha il diritto morale di escludere nessuno dalla terra «rubata» agli indiani.

Per questo motivo, anche ora che è ormai evidente che perderà le prossime elezioni a causa dell’immigrazione, la Casa Bianca di Biden non sta prendendo ulteriori iniziative dopo due tentativi falliti: uno è stato quello di incaricare la vicepresidente Kamala Harris di «occuparsi del confine», un episodio che ha solo messo in luce i suoi limiti come leader (è andata al confine con il Texas, ha fatto un discorso ed è tornata a casa). L’altro è stato quello di promettere ricompense al presidente messicano Andrés Manuel López Obrador se avesse agito per fermare le carovane di migranti dirette al confine con gli Stati Uniti. Obrador ha risposto positivamente, ma poi non è successo nulla perché la sua stessa politica di «abbracciare» le bande criminali invece di combatterle ha fallito completamente, con il risultato che molte zone del Messico, tra cui i valichi di frontiera di Tapachula dal Guatemala, sono ora controllate dalle bande, che inviano i propri migranti nel flusso.

Fino a poco tempo fa era l’economia- o più precisamente l’inflazione - a preoccupare i sostenitori di Biden. Ma ora che l’economia statunitense sta crescendo bene senza aiutare affatto Biden, è diventato ovvio che il numero ancora crescente di sostenitori di Trump è motivato dalle reazioni popolari contro le politiche che Biden stesso in realtà non sostiene personalmente, ma che sono state imposte con successo dove governano i Democratici di sinistra. Zone molto influenti e ampiamente coperte dai media, tra cui gli Stati della California e dell’Oregon, New York City e le città universitarie del Nord-Est. È qui che l’attivismo transgender trova sempre nuovi fronti da aprire, dove la «riforma della polizia» serve solo ai criminali, dove un «movimento di riparazione» chiede il pagamento di trilioni di dollari ai discendenti degli schiavi e dove le tasse sul reddito continuano ad aumentare per pagare tutto, comprese le carte di debito da 1000 dollari distribuite ai migranti. Anche gli americani che ritengono Trump superficiale ed egoista sono fiduciosi che la sua amministrazione non sosterrà l’estremismo culturale, né li costringerà a pagare più tasse. Per quanto riguarda la politica estera, la maggioranza degli americani approva il solido sostegno di Biden agli alleati dell’America nel mondo, compresi Israele e l’Ucraina, ma pochissimi di loro voterebbero contro Trump perché temono che non sosterrà l’Ucraina: la politica estera, in fondo, non è così importante per la maggior parte degli elettori.

Di fronte a un’altra amministrazione Trump, l’élite mediatica è ricaduta sulla vecchia lamentela di Obama, secondo cui molti americani sono troppo primitivi, troppo attaccati alle loro chiese e alle loro armi per votare correttamente. Sono gli americani che Obama stesso, negli otto anni della sua presidenza, ha accuratamente evitato di sfidare, tenendo al guinzaglio i suoi alleati di sinistra più estremisti.

Sono gli americani che un Biden indebolito non può controllare.

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