I negoziati di Ginevra e Abu Dhabi. In mezzo, una miriade di colloqui telefonici, riunioni in videocall e il vertice straordinario dei leader Ue a Luanda. L'evoluzione del piano da 28 punti inizialmente ingegnato da Donald Trump per la pace in Ucraina è stata rapida, nonostante le diverse latitudini alle quali si è sviluppata. Tutto è in fieri e, anche l'ultima bozza del piano – da 19 punti e alla base degli incontri emiratini tra Usa, Ucraina e Russia – potrebbe essere superata a stretto giro. Ecco i principali punti attorno ai quali ruota la difficile, ma non più impossibile, buona riuscita dei negoziati.
I territori ucraini
Le robuste concessioni alla Russia incluse nel testo "firmato" Steve Witkoff e Kirill Dmitriev sono sparite. I negoziati partiranno dalla linea di contatto del fronte e solo in un secondo tempo. Nella controproposta europea si prevede comunque che Kiev "si impegna a non recuperare il proprio territorio sovrano occupato con mezzi militari". Sparisce dal piano iniziale anche il "congelamento" della sovranità su Kherson e Zaporizhzhia sulla linea di contatto.
Le garanzie di sicurezza
Stanno emergendo come uno dei principali nodi dei negoziati. Nel piano di Trump c'era soprattutto una struttura di garanzie di sicurezza per Kiev sulla carta, fatta più di impegni che di impiego di militari. Le cose stanno cambiando e anche il segretario di Stato Marco Rubio ha spiegato che, sul punto, Mosca e Kiev vogliono chiarezza.
In questo contesto si fa strada un’antica suggestione, quella dei "boots on the ground", ovvero di una forza multinazionale di pace sul terreno. È un tema delicato sul quale neanche i Volenterosi sono uniti. E che, in passato, ha già innescato l’ira del Cremlino. Più stabile il punto sull'esercito ucraino: il limite delle 800mila unità non sembra dispiacere a Volodymyr Zelensky. E l'Ue, a quel punto, non si opporrà.
L’uso degli asset russi
Altro punto che sta emergendo in tutta la sua importanza in queste ore. Il piano Trump prevedeva l'impiego parziale dei beni russi congelati e di 100 miliardi da parte dell'Ue, e anticipava che dalla ricostruzione ucraina il 50% dei profitti sarebbe andato agli Usa.
Bruxelles, sul dossier, ha alzato la voce. I vertici Ue, nonostante le resistenze del Belgio, vogliono usare gli asset russi. Vogliono che chi ha causato danni, paghi. Spetterà alla Commissione trovare una soluzione che piaccia agli Usa e soprattutto a chi in Europa è ancora scettico. Ma c’è un’incognita: a quel punto Mosca potrebbe mandare tutto il castello per aria.
Ue, Nato e G8
Il futuro di Ucraina e Russia nei consessi internazionali ha diviso, inizialmente, Usa e Ue. Trump aveva previsto il reintegro di Mosca nel G8, l’ingresso di Kiev nell’Ue, l’impossibilità dell’Ucraina nell’Alleanza.
Le contro-bozze europee
prevedono che tutto sia più sfumato. La porta della Nato per Kiev, teoricamente, resterebbe aperta. Quella dell’Ue comunque spalancata. Sul ritorno di Vladimir Putin al tavolo dei Grandi la battaglia negoziale resta apertissima.