"Può succedere anche qui”. La "Tela di ragno" di Kiev preoccupa gli Usa

Il Wall Street Journal ai politici di Washington: "Basta vantarsi della forza dell'esercito americano. L'attacco di Kiev è un campanello d'allarme"

Bombardieri russi distrutti dai droni ucraini (Fonte: X/Institute for the Study of War)
Bombardieri russi distrutti dai droni ucraini (Fonte: X/Institute for the Study of War)
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Il colpo messo a segno dalle forze ucraine che domenica scorsa hanno attaccato a sorpresa e in profondità le forze aeree russe è già entrato nei manuali della storia militare. Accolto con favore dai sostenitori di Kiev, il blitz di droni, denominato la Pearl Harbor russa, ha distrutto almeno 13 velivoli della Federazione, tra cui alcuni bombardieri nucleari, e danneggiato decine di altri jet, e viene adesso studiato nel dettaglio non solo dagli analisti ma anche dai funzionari della difesa dei Paesi occidentali. Tra questi, gli esperti del Pentagono, i quali temono che un’operazione in stile “Tela di ragno” possa un giorno essere realizzata sul territorio americano o ai danni delle basi Usa all’estero.

L’attacco compiuto dall’Ucraina, il più significativo dall’inizio del conflitto nel 2022, ha richiesto una preparazione di circa 18 mesi e l’introduzione di velivoli senza pilota nascosti all’interno di camion posizionati a poca distanza dagli aeroporti militari russi. “Quello stesso tipo di attacco può essere condotto contro di noi”, ha affermato al Washington Post Bradley Bowman del Foundation for Defense of Democracies aggiungendo che gli Stati Uniti hanno bombardieri e jet vulnerabili in tutto il mondo. Secondo gli esperti il Pentagono sarebbe particolarmente preoccupato per la possibilità che la Cina impieghi i velivoli senza pilota contro gli Stati Uniti nel Pacifico nelle fasi iniziali di un conflitto per Taiwan. Un modo economico di ottenere risultati comparabili a quelli ottenuti da attacchi con armamenti più costosi.

Non meno inquietante è lo scenario di un raid portato a termine sul territorio nazionale. E la disponibilità di dati pubblici che i nemici degli States potrebbero sfruttare non aiuta. Su Google Earth, riferisce il Washington Post, sono infatti presenti immagini di bombardieri B-52 parcheggiati all’aperto presso basi aeree strategiche nel North Dakota e in Louisiana. Non si è poi del tutto spento il clamore per gli avvistamenti, tuttora inspiegabili, di droni che negli ultimi due anni si sono registrati in ogni angolo del Paese. In particolare per 17 notti nel dicembre del 2023 velivoli senza pilota non identificati hanno sorvolato la base aerea di Langley in Virginia e i caccia F-22 Raptor che stazionavano sulla pista.

Il deputato Jason Crow, membro delle commissioni Forze armate e Intelligence della Camera, ha dichiarato che il conflitto in Ucrainaha già cambiato radicalmente la natura della guerra”. Evidenziando che ormai siano più gli ucraini ad insegnare agli americani che non il contrario, Crow ha esortato il dipartimento della Difesa ad accelerare gli sforzi per rispondere alle nuove minacce. Un messaggio che trova eco nell'editoriale pubblicato dal Wall Street Journal nei giorni successivi all’audace colpo ucraino in cui si legge che i leader politici americani “potrebbero fare molto di più per sensibilizzare il Paese su questa vulnerabilità, invece di vantarsi che l’esercito statunitense sia il migliore di sempre”. “Non lo è", prosegue il quotidiano finanziario conservatore per il quale “l’Ucraina ha fatto un favore agli Stati Uniti distruggendo i bombardieri di un avversario dell’America e suonando un campanello d’allarme”.

A stupire gli addetti ai lavori è il fatto che per portare a termine attacchi rilevanti, anche contro obiettivi militari strategici, e forse un giorno contro altri target sensibili, non sia più necessario investire una grande quantità di risorse economiche. A sottolinearlo è il generale Bryan Fenton, comandante dello Us Special Operations Command, che il mese scorso in un’udienza al Congresso ha affermato che “i nostri avversari usano droni da 10mila dollari che noi abbattiamo con missili da due milioni di dollari”.

Intanto, gli esempi di guerra asimmetrica dai costi contenuti si moltiplicano. Come l’operazione israeliana che, tramite dispositivi esplosivi, ha falcidiato nel settembre del 2024 i componenti di Hezbollah. O quella messa in piedi dagli Houthi dopo gli attentati del 7 ottobre del 2023 che, con il lancio di missili e droni “economici”, ha messo sotto scacco una delle più importanti vie marittime commerciali al mondo innescando una campagna di bombardamenti da parte degli Usa costata oltre un miliardo di dollari. A fare da apripista nella storia recente rimangono poi sempre gli attacchi dell’11 settembre del 2001, costati tra i 400mila e i 500mila dollari secondo la commissione che ha indagato sulla strage compiuta da Al Qaeda.

Stando ad alcune stime, gli Stati Uniti hanno speso 8mila miliardi di dollari per le guerre post-11 settembre in Afghanistan, Iraq e altrove, non ottenendo peraltro i risultati sperati. Una lezione che, a distanza di quasi 24 anni, il Pentagono sembra non aver ancora appreso del tutto.

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