Politica estera

"Per la repubblica", "Per le Spagne". I giuramenti che svelano l'incubo di Sanchez

L'inizio della legislatura spagnola si apre con molti deputati che scelgono formule speciali, figlie di battaglie ideologiche. Il pericolo è che ora Sanchez sia legato a doppio filo ai partiti più radicali. E su Madrid incombe la minaccia dell'instabilità o della palude

"Per la repubblica", "Per la Spagna femminista". I giuramenti che svelano l'incubo di Sanchez

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"Per la repubblica", "Per la Spagna femminista". I giuramenti che svelano l'incubo di Sanchez

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La formula del giuramento come strumento di propaganda ma anche come avvertimento su cosa può essere la nuova legislatura. È quello che è accaduto in Spagna, dove, come ha segnalato il quotidiano El Mundo, tanti deputati dei partiti più radicali hanno deciso di rinunciare alla tradizionale formula con cui fare la solenne promessa per lanciarsi in quelle che appaiono come battaglie di partito o personali.

Qualcuno giura sulla Spagna "femminista", altri sulle "Spagne", intendendo così una Spagna multinazionale, altri ancora giurano facendo riferimento alla sola comunità che li ha votati - in particolare la Catalogna - fino a qualcuno che promette il suo impegno sulla Spagna repubblicana o sulla Catalogna repubblicana, di fatto negando legittima alla stessa costituzione monarchica per cui sono in parlamento.

Non è la prima volta che deputati di alcuni partiti decidono di formulare questo tipo di frasi rendendo il giuramento un momento di rivendicazione politica. Ma il rischio è che questo non sia stato solo una parentesi ideologica, ma il preludio di una palude politica. La convivenza fra partiti che hanno idee così radicalmente diverse sul futuro dello stesso Paese può diventare, infatti, un problema su più fronti. E questo vale tanto per il prossimo governo quanto per le sfide che deve affrontare Madrid.

Il premier socialista Pedro Sanchez deve riuscire a ottenere la maggioranza (più probabile dopo l'elezione del presidente socialista alla Camera), ma deve anche riuscire a governare con un esecutivo che si regge su un microcosmo di partiti non solo piccoli ma anche profondamente radicali e che combattono battaglie in larga parte al di fuori dell'ordine costituzionale. Il pericolo per il Partito socialista, in buona sostanza, è che si debba affidare non solo a una maggioranza eterogenea, ma anche estremamente ideologizzata e con prospettive radicali, in cui la trattativa a oltranza può diventare l'unico strumento per evitare la frattura del governo e del Paese. Tutto questo con la latente minaccia di un continuo ricatto che metta sul tavolo la tenuta dell'esecutivo.

D'altro canto, anche per la stessa Spagna si pongono degli interrogativi di non poco conto sulla stabilità del sistema politico. E questo vale anche in chiave europea. A fronte della legittima aspirazione politica dei singoli partiti, la domanda che ci si può porre è quale sia a questo punto la garanzia che il sistema democratico non collassi e con esso anche l'architettura costituzionale. Molti movimenti hanno già fatto capire che la loro fiducia per il governo è legata alle concessioni che verranno fatte alle singole cause minoritarie del singolo partito. E questo, per partiti che già chiedono pesanti concessioni linguistiche o che sperano nella repubblica, rischia di minare anche la stessa unità nazionale o la piena garanzia dell'ordine costituzionale.

In una situazione in cui centrodestra e centrosinistra hanno lo stesso numero di seggi, tutto si gioca sulla fiducia dei partiti radicali, che a questo punto possono imporre ai socialisti la scelta tra il mantenimento del potere o la fine dell'esperienza di governo, oppure scommettere direttamente su una nuova fase di instabilità e proteste.

Sullo sfondo, una Spagna in cui alcuni partiti decisivi per il suo futuro manifestano apertamente di non credere.

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