Il Senato degli Stati Uniti ha raggiunto un accordo bipartisan per porre fine allo shutdown del governo federale, entrato nel suo quarantesimo giorno e già considerato il più lungo nella storia del Paese. La misura di compromesso, approvata con 60 voti favorevoli e 40 contrari, consente di avviare il finanziamento temporaneo delle agenzie federali e la riapertura graduale dei servizi pubblici rimasti bloccati per oltre un mese.
Otto senatori democratici si sono uniti ai repubblicani per superare la soglia dei sessanta voti necessaria a far avanzare il provvedimento. Tra loro figurano Dick Durbin, Tim Kaine, Catherine Cortez Masto, Jacky Rosen, John Fetterman, Jeanne Shaheen, Maggie Hassan e Angus King, indipendente del Maine che spesso vota con i democratici. Questa frattura nella disciplina di partito è stata decisiva per sbloccare l’impasse legislativa e consentire l’avvio della discussione formale sul disegno di legge.
Il testo approvato ha natura procedurale e prevede il finanziamento del governo fino al 30 gennaio 2026, includendo risorse per il Dipartimento dell’Agricoltura, per quello dei Veterani e per il ramo legislativo. L’accordo garantisce anche un voto separato, previsto per dicembre, sull’estensione dei crediti d’imposta legati all’Affordable Care Act, ossia l'Obamacare. Tuttavia, la proroga dei sussidi non è assicurata: la misura si limita a prevedere una futura votazione, senza impegni vincolanti.
I senatori democratici che hanno votato a favore hanno motivato la loro scelta con la necessità di fermare gli effetti sempre più pesanti dello shutdown sull’economia e sui cittadini. Programmi federali fondamentali, come l’assistenza alimentare tramite SNAP e il pagamento dei salari a centinaia di migliaia di dipendenti pubblici, stavano esaurendo le risorse. Tim Kaine ha dichiarato che “non si poteva continuare a tenere in ostaggio il Paese in attesa di un compromesso sulla sanità che rischiava di non arrivare mai”.
La leadership democratica, guidata da Chuck Schumer, ha espresso riserve sull’accordo, sottolineando che la riforma sanitaria resta un punto irrinunciabile. Ciononostante, anche i dirigenti del partito hanno riconosciuto la necessità di evitare un prolungamento che stava provocando danni sempre più evidenti. Il provvedimento prevede inoltre il pagamento retroattivo degli stipendi per i dipendenti federali costretti alla sospensione e la riattivazione immediata dei programmi per i veterani e per le famiglie a basso reddito. Secondo stime del Congressional Budget Office, il blocco delle attività governative ha già causato perdite per oltre 20 miliardi di dollari, rallentando la crescita trimestrale e generando disagi nei trasporti, nei servizi doganali e nella sanità pubblica.
Dopo il voto del Senato, il testo dovrà essere esaminato dalla Camera dei Rappresentanti, dove alcuni esponenti democratici hanno annunciato l’intenzione di proporre emendamenti per inserire la proroga immediata dei sussidi sanitari. Il percorso legislativo potrebbe richiedere diversi giorni, ma la misura rappresenta comunque un passo concreto verso la riapertura completa.
Il presidente Donald Trump ha espresso apertura nei confronti dell’accordo, pur ribadendo la sua contrarietà a un’estensione “indefinita” dei crediti d’imposta dell’Obamacare.
La Casa Bianca ha fatto sapere che il presidente è pronto a firmare il provvedimento una volta approvato definitivamente dal Congresso, ma che resta intenzionato a rinegoziare le condizioni sulla sanità entro la fine dell’anno.