Donald Trump lancia l'ultimo affondo contro Zohran Mamdani a poche ore dalle elezioni per il sindaco di New York, e concede l'endorsement (a modo suo) all'ex governatore Andrew Cuomo. Il presidente Usa ripete che il 34enne musulmano, nato in Uganda da genitori indiani e naturalizzato americano, è un «comunista, non socialista». «Non sono un fan di Cuomo, ma se si tratta di una scelta tra un cattivo democratico e un comunista, sceglierò sempre il cattivo democratico», aggiunge durante un'intervista con Cbs. Trump avverte che Mamdani distruggerà la Grande Mela se verrà eletto, e a più riprese ha pure minacciato di tagliare miliardi di dollari di finanziamenti federali a Nyc.
Le elezioni potrebbero rivelarsi l'evento politico dell'anno, e nella metropoli è stato registrato un record per il voto anticipato: oltre 735.000 cittadini si sono già recati alle urne per scegliere il prossimo inquilino di Gracie Mansion tra Mamdani, Cuomo e il repubblicano Curtis Sliwa, oltre quattro volte il totale dell'ultima corsa a sindaco, nel 2021. L'ex governatore - candidato come indipendente dopo aver perso le primarie dem in estate - continua a sostenere che la corsa sia «molto serrata». Parlando alla radio in lingua spagnola La Mega insiste sul fatto che le accuse di molestie sessuali che lo hanno costretto alle dimissioni da governatore quattro anni fa «erano politiche», e che tutti i casi contro di lui sono stati archiviati (in realtà il contenzioso è ancora in corso). Mamdani, da parte sua, attacca il rivale dipingendolo come la scelta di Trump e definendolo un «burattino» e un «pappagallo» del presidente. «Congratulazioni, Cuomo. So quanto hai lavorato duramente per questo», ironizza sui social dopo l'endorsement del tycoon. Il candidato socialista ieri mattina si è recato sul ponte di Brooklyn prima dell'alba e lo ha attraversato a piedi fino al municipio di Lower Manhattan per dire ai newyorchesi che un «nuovo giorno stava arrivando» per la città. Mamadani ha marciato sotto gli iconici archi del ponte accompagnato da una folla di sostenitori e deputati con uno striscione con la scritta «il nostro momento è adesso» e urlando lo slogan Tassate i ricchi».
Se verrà eletto, il 34enne sarebbe il primo sindaco musulmano della città, il primo sindaco di origine sud-asiatica e il primo millennial. «Inaugureremo una nuova era per New York», sottolinea accusando il primo cittadino uscente Eric Adams di aver condotto un mandato fatto di «piccole idee e scandali». Poi ribadisce le sue promesse elettorali, affermando che renderà la città più accessibile e che lavorerà per il bene comune. «Farò in modo che sentano la luce del municipio quando il loro viaggio sull'autobus notturno verso casa sarà più veloce e anche più sicuro - spiega - E quando l'orologio scocca la mezzanotte per segnare il primo giorno di un nuovo mese e l'imminente pagamento dell'affitto non gli farà venire un nodo allo stomaco». Negli ultimi mesi Mamdani ha scatenato l'entusiasmo degli elettori progressisti con la sua agenda incentrata sulla lotta all'aumento folle dei prezzi nella metropoli, il controllo degli affitti, l'aumento delle tasse per i ricchi e del salario minimo, l'assistenza all'infanzia e gli autobus gratuiti. Ma c'è pure chi attende il voto con preoccupazione: come riporta il Daily Mail, citando un sondaggio condotto da J.L.
Partners, circa il 9% degli 8,4 milioni di residenti dicono che lascerebbero «sicuramente» Nyc se Mamdani sarà eletto. Un altro 25% circa 2,12 milioni di persone «prenderebbe in considerazione» l'idea di fare le valigie.