Attaccare o non attaccare il Venezuela? È questo il dilemma che attanaglia la Casa Bianca sempre più vicina ad una resa dei conti con il regime di Nicolás Maduro, accusato da Washington di essere a capo di un narco-Stato. Mentre la portaerei Gerald R. Ford fa rotta verso i Caraibi dove andrà ad aggiungersi alle altre unità navali inviate nella regione dal tycoon, l'amministrazione Trump ha elaborato una serie di opzioni per un'azione militare contro Caracas che, a seconda dei casi, potrebbe consistere in attacchi alle unità che proteggono il dittatore venezuelano o persino nel rapimento, se non nell'uccisione, dello stesso Maduro.
A rivelare i piani degli Stati Uniti è il New York Times che cita diversi funzionari americani secondo cui molti dei consiglieri di alto livello del tycoon stanno premendo per le opzioni militari più estreme - l'estromissione dal potere di Maduro - sebbene Trump si stia mostrando riluttante a dare il via libera a missioni che potrebbero mettere le truppe Usa in pericolo o rivelarsi un imbarazzante fallimento. Allo stato attuale il commander in chief non avrebbe ancora preso una decisione sul come e sul se procedere in Venezuela.
Le proposte di piani militari approdate sul tavolo del presidente sono tre, riporta il quotidiano Usa. La prima prevederebbe attacchi aerei contro strutture militari, alcune delle quali potrebbero essere coinvolte nel traffico di droga, con l'obiettivo di far crollare il sostegno fornito dalle forze armate venezuelane a Maduro. Le fonti consultate dal New York Times affermano che, se a quel punto dovesse ritenere di non essere più protetto, il dittatore potrebbe cercare di fuggire o, spostandosi per il Paese, rendersi più vulnerabile alla cattura. Voci più critiche rispetto a tale approccio sostengono che esso potrebbe avere l'effetto opposto permettendo di raccogliere il sostegno attorno al leader assediato.
Una seconda proposta prevederebbe l'invio da parte di Washington delle forze speciali come la Delta Force o il Team 6 dei Navy Seals per cercare di catturare o uccidere Maduro. In tale scenario l'amministrazione Trump supererebbe il divieto di assassinio di capi di Stato stranieri sostenendo che il dittatore venezuelano è alla guida di una banda di narcoterroristi. La Casa Bianca potrebbe fare leva anche sul fatto che Maduro ha represso l'opposizione e truccato le elezioni e pertanto non sarebbe il leader legittimo del Paese sudamericano. La terza e ultima opzione, ancora più complessa delle precedenti, prevederebbe l'invio di forze antiterrorismo statunitensi allo scopo di prendere il controllo degli aeroporti e di almeno alcuni giacimenti petroliferi e infrastrutture del Venezuela.
A premere nella squadra di Trump per la deposizione di Maduro sono il segretario di Stato, nonché consigliere per la Sicurezza nazionale, Marco Rubio e il potente vice capo di gabinetto Stephen Miller. Il presidente Usa, riferisce il New York Times, non avrebbe fretta di prendere una decisione e avrebbe più volte chiesto cosa otterrebbero in cambio gli Stati Uniti, concentrandosi in particolare sul valore che il petrolio venezuelano potrebbe rappresentare per Washington in caso di un regime change a Caracas. Il quotidiano Usa sottolinea che "molto probabilmente" il capo della Casa Bianca non sarà comunque costretto a sciogliere le riserve almeno fino a quando la Gerald R. Ford non arriverà nei Caraibi a metà novembre.
In attesa del responso di Trump, gli avvocati del dipartimento di Giustizia sono al lavoro per sviluppare un'analisi giuridica che potrebbe servire da base legale per le opzioni militari attualmente in fase di sviluppo.