
Il procuratore generale di Washington, D.C., Brian Schwalb ha citato in giudizio l’amministrazione guidata da Donald Trump, accusando il presidente di aver violato la Costituzione e le leggi federali inviando migliaia di soldati della Guardia Nazionale in città senza il consenso degli amministratori locali.
La causa sostiene che l’invio della Guardia Nazionale deciso da Trump viola la sovranità della città e le leggi che vietano l'uso dell'esercito per le operazioni di ordine pubblico. "L'impiego di truppe della Guardia Nazionale per pattugliare le strade del Distretto senza il consenso del Distretto viola la sua sovranità e il suo diritto all'autogoverno" quanto si legge nei documenti depositati presso il tribunale federale di Washington e resi noti da Politico.
La causa sostiene che il dispiegamento mina l'autonomia della città, erode la fiducia tra residenti e forze dell'ordine e danneggia l'economia locale scoraggiando il turismo e danneggiando le imprese. "Schierare la Guardia Nazionale per svolgere attività di polizia non è solo inutile e indesiderato, ma è anche pericoloso e dannoso per il Distretto e i suoi residenti" ha dichiarato Schwalb in una nota: "Oggi è Washington, ma domani potrebbe essere qualsiasi altra città. Abbiamo intentato questa azione per porre fine a questo illecito abuso di potere federale".
Ricordiamo che Trump ha disposto il dispiegamento di truppe lo scorso 11 agosto come parte del suo programma anticrimine nella Capitale che ha incluso anche un aumento di agenti federali provenienti da altre agenzie. Nelle settimane successive, ai membri della Guardia Nazionale a Washington, DC, tra cui truppe provenienti da sei stati a guida repubblicana, è stato ordinato di portare armi.
La città, si legge nella causa, "ha subito un grave e irreparabile danno a causa del dispiegamento". L'amministrazione Trump ha invece decantato i suoi sforzi nella capitale, sottolineando un forte calo dei crimini violenti da quando ha intensificato la presenza delle forze dell'ordine.