Detenuti "restituiti" all'Albania. Se l'utopia è realtà, e a costo zero

Non è uno scambio di prigionieri, come in tempo di guerra, ma un segno di amicizia

Detenuti "restituiti" all'Albania. Se l'utopia è realtà, e a costo zero
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Non è uno scambio di prigionieri, come in tempo di guerra, ma un segno di amicizia. Il capo del Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria Giovanni Russo ha annunciato un accordo tra Italia e Albania che consentirà «a costo zero» di riportare a Tirana i 2.543 detenuti albanesi reclusi da noi.

Durante un'audizione in commissione Giustizia, il numero uno del Dap ha spiegato che le trattative sono già in fase avanzata: «La Gran Bretagna paga 34 euro al giorno per ogni detenuto albanese recluso nelle proprie carceri, noi vorremmo replicare lo stesso accordo senza inviare soldi all'Albania, ma fornendo servizi». Formare il personale albanese, ma anche detenuti «che abbiano interesse a rimanere nel proprio Paese perché hanno nuove professionalità, come detenuti che il carcere italiano ha già formato», ha spiegato Russo.

Si tratterebbe prevalentemente di detenuti quasi a fine pena, «tra i sei e i 18 mesi, per immaginare di costruire un luogo intermedio tra la detenzione e la riconquista delle libertà». È una delle felici conseguenze dell'accordo tra il premier italiano Giorgia Meloni e il suo omologo Edi Rama (nella foto) sull'immigrazione ma anche la conferma della centralità del nostro Paese rispetto a Paesi come l'Albania desiderosi di entrare nell'Unione europea con l'Italia come mentore in questo percorso di allineamento alle legislazioni Ue.

Una mossa che disinnesca la bomba carceri, visto che gli stranieri sono il 34% della popolazione detenuta, con un'impennata di suicidi che preoccupa persino il capo dello Stato Sergio Mattarella.

In passato altri ministri avevano tentato intese simili, considerate utopie: nel 2010 l'allora Guardasigilli Roberto Castelli pensò a un charter al mese da 40mila euro per trasferire fino a 600 detenuti l'anno. Oggi l'intuizione del Dap consentirà di svuotare le carceri e rinsaldare i rapporti con un Paese chiave nell'espansione dell'Europa a Est.

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