Qatargate

I contatti di Avramopoulos: quei nove colloqui sotto accusa

Aperta un'inchiesta interna sui contatti certificati tra l'ex commissario e almeno nove commissari dell'attuale esecutivo europeo

I contatti di Avramopoulos: quei nove colloqui sotto accusa

Il Qatargate continua ad agitare la politica europea e il Natale in arrivo potrebbe essere tra i più turbolenti degli ultimi anni a Bruxelles. Nell'occhio del ciclone già da giorni è finito l'ex commissario europeo Dimitris Avramopoulos.

Nel mirino alcuni suoi contatti con gli attuali membri della commissione, circostanza vietata dal regolamento interno dell'esecutivo europeo. Ma qual è il nesso tra Avramopoulos e il Qatargate? Si tratta soprattutto sul ruolo che il politico greco ha avuto all'interno dell'Ong Fight Impunity, la stessa guidata da Antonio Panzeri, l'ex eurodeputato al centro dello scandalo giudiziario.

I contatti di Avramopoulos con alcuni membri della commissione

I regolamenti parlano chiaro: quando scade un mandato a un membro della commissione, quest'ultimo non può intrattenere rapporti di natura politica o lobbistica con membri della nuova commissione per almeno due anni.

Un ex commissario quindi non può influenzare il lavoro dei suoi successori e di chi ha preso il suo posto. Non può soprattutto promuovere una lobby o un interesse particolare. Avramopoulos è stato commissario dal novembre 2014 al novembre 2019. Ha guidato in particolare la sezione dell'esecutivo europeo dedicata agli Affari Interni e all'immigrazione. Quella, per intenderci, oggi retta da Ylva Johannson.

Scelto in quota Nuova Democrazia, partito di centrodestra greco, dal presidente della commissione Jean-Claude Juncker, il mandato è scaduto nel novembre 2019. Quindi, per regolamento, fino al novembre 2021 non poteva rappresentare alcun interesse specifico e lobbistico in seno alla nuova commissione guidata da Ursula Von Der Leyen.

Eppure, come sottolineato su La Stampa, da membro attivo dell'Ong Fight Impunity, ha incontrato almeno nove commissari. A partire dal connazionale Margaritis Schinas, attuale vice presidente della commissione. Così come i vice presidenti esecutivi Frans Timmermans e Margrethe Vestager, oltre che Vera Jourova e Maros Sefcovic. Tra i vari contatti, anche quelli con Ylva Johannson, Mariya Gabriel, Stella Kyriakydes e con Johannes Hahn.

Incontri avvenuti, secondo un'indagine interna alla commissione, prima del novembre 2021. Prima quindi della scadenza dei termini per il divieto imposto agli ex commissari di incontrare i successori.

Quali sono stati i temi affrontati nei vari incontri, al momento non è dato sapere. L'indagine interna all'esecutivo europeo ha come obiettivo proprio quello di svelare i contenuti dei vari colloqui. Un portavoce della commissione ha spiegato nelle scorse ore che, almento per il monento, non sono emersi dettagli compromettenti dall'inchiesta interna.

I commissari coinvolti infatti, a proposito degli incontri con Avramopoulos, avrebbero parlato di “brevi visite di cortesia e – si legge nelle dichiarazioni del portavoce – in nessuno di questi incontri, da quanto ci risulta, stava rappresentando l'Ong per la quale aveva richiesto l'autorizzazione né che siano state discusse questioni del genere”. L'Ong a cui si fa riferimento è per l'appunto quella di Panzeri.

I timori della commissione

Avramopoulos non risulta indagato nell'ambito del Qatargate. Ma il suo ruolo in Fight Impunity sta imbarazzando e non poco la commissione. Lui stesso ha ammesso di aver operato per l'Ong fondata da Panzeri, ricevendo per questo un compenso di sessantamila Euro. Ma, al tempo stesso, ha dichiarato di non aver mai avuto ruoli dirigenziali.

Tuttavia la Fight Impunty è sospettata dagli inquirenti belgi di essere stata usata da Panzeri per i piani corruttivi del Qatar. Doha potrebbe aver versato, è il sospetto su cui si sta indagando, somme sui conti dell'Ong per attivare il gruppo vicino all'ex eurodeputato.

Il fatto che Avramopoulos ha incontrato, durante il suo periodo di collaborazione retribuita con Fight Impunity, nove commissari europei in un momento peraltro in cui per regolamento non poteva con loro intrattenere rapporti, potrebbe mettere in difficoltà la commissione. Specialmente a livello politico e questo a prescindere dai risvolti penali della vicenda.

Intanto il diretto interessato ha smentito ogni attività lobbistica a favore dell'Ong di Panzeri e ha smentito anche l'esistenza di "zone grigie" nel suo operato.

Parlando, al contrario, di un complotto italiano per favorire Luigi Di Maio quale inviato Ue per il Golfo Persico, carica per la quale sono in lizza proprio Avramopoulos e l'ex ministro degli Esteri di Roma.

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