Medici non firmate quei certificati

Il mondo ci guarda: i medici non firmino i certificati di malattia al personale dell'Alitalia

Medici non firmate quei certificati

Questa vorrebbe essere una lettera aperta rivolta a quanti esercitano la professione di medico. Anche di quelli «senza frontiere». Tirati dentro a una faccenda che se dovesse andare in porto li renderebbe zimbelli agli occhi del mondo intero e comprometterebbe in modo drammatico la sempre più vacillante immagine che a quegli occhi l'Italia da di sé. La faccenda, connessa a «Valigia selvaggia», è questa: i dipendenti dell'Alitalia addetti allo smistamento bagagli di Fiumicino, in agitazione da giorni per manifestare il loro disappunto sull'accordo con Etihad, hanno minacciato di inasprirla, l'agitazione, dandosi malati per quanti sono. Ci sarebbe dunque quello che il professor Roberto Alesse, Garante degli scioperi, ha definito l'«altissimo rischio» di una valanga di certificati medici a giustificare l'astensione dal lavoro. Da quel che trapela in queste ore dai sotterranei sindacali pare che il rischio non sia così altissimo perché, incrociamo le dita, gli addetti ai bagagli sono alle prese con un problema di coscienza. Tuttavia, ritenendo comunque il generale mettersi «in malattia» realizzabile, si dà per scontata un'altra insidia: il contributo di voi medici alla esecuzione dell'inopinato sciopero sanitario. Guardiamoci negli occhi: che ci siano tra voi colleghi dal certificato facile e magari indicante la classica e sfuggente sindrome ansiosa depressiva che oltre tutto esenta il paziente dalla visita fiscale, è noto. Ma sono una minoranza, anche se assai attiva. Per accontentare l'intera «Valigia selvaggia» ci vuol altro.

Pertanto, e questo è il patriottico appello che vi rivolgiamo, mai vi venisse in mente, mossi da solidarietà nei confronti degli scioperanti (ancorché «bianchi») o da antipatia per l'emiratina Etihad di metter mano al modulario, fermatela in tempo, quella mano. Il mondo ci guarda. Il mondo vi guarda. Passi, seppur a denti stretti, per i sorrisini; ma gli sghignazzi no.

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