Il percorso di guerra del governo che si è aperto all'alba di venerdì con il voto del Senato sulla legge di Stabilità non si chiuderà prima di marzo, quando dopo una vera e propria corsa a ostacoli arriverà l'atteso giudizio di Bruxelles sui nostri conti pubblici. Un tragitto neanche troppo lungo se si pensa che gennaio è alle porte, ma pieno di insidie visti i tanti appuntamenti che attendono il governo. Dai decreti attuativi del Jobs Act al via libera alla nuova legge elettorale, passando per il delicatissimo - e cruciale - voto per eleggere il nuovo capo dello Stato. Renzi, insomma, è ormai entrato in un vero e proprio campo minato. E dovrà stare attento ad ogni movimento, perché a questo punto un passo falso - peraltro su temi tanto caldi - potrebbe essere decisivo.
Si parte subito, visto che entro mercoledì sono attesi i primi due decreti attuativi del Jobs Act , quello sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti (destinato a riassorbire le forme di lavoro flessibile) e quello sugli ammortizzatori sociali. Dal 7 gennaio, poi, si apre la partita dell'Italicum nell'aula del Senato, un confronto destinato ad essere accidentato e niente affatto lineare. Non a caso, la decisione di incardinare la nuova legge elettorale per quella data è stata presa a maggioranza e tra le polemiche. Il Patto del Nazareno, insomma, sarà messo alla prova sin dai primi giorni del 2015. Con un dettaglio non di poco conto: al di là della tempistica, infatti, è chiaro che se l'asse Renzi-Berlusconi tiene sulle riforme è nei fatti inevitabile che anche sul Quirinale si vada nella direzione di una soluzione condivisa.
Ed è quello per il Colle il vero passaggio chiave per Renzi. Non solo perché è storicamente una votazione dagli esiti imprevisti, ma pure perché non è escluso che nel segreto dell'urna ci sia chi vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Il Bersani che ieri si schierava «contro i patti» (con esplicito riferimento al Nazareno) mandando a dire a Renzi che «un Paese complesso» come l'Italia «non si guida da soli» ha fatto tornare alla mente i 101 che un anno e mezzo fa impallinarono non solo Prodi ma anche la leadership dello stesso Bersani.
Per Renzi, dunque, è un percorso a ostacoli. Che si chiuderà solo a marzo.
Per fine gennaio Bruxelles aspetta una prima indicazione dal governo sullo stato delle nostre riforme, ma è fra tre mesi che l'Ue terrà gli esami di riparazione dei nostri conti pubblici, rimandati come quelli di Francia e Belgio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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