Quirinale 2015

La fronda Pd minaccia: Cofferati al Colle

I ribelli del Pd affilano le armi in vista del voto per il Quirinale e si coalizzano con Sel sul nome dell'europarlamento

La fronda Pd minaccia: Cofferati al Colle

Roma - Un personaggio fuori dalle dinamiche interne del Pd (o quasi) come il viceministro e leader del Psi Riccardo Nencini l'ha chiamata «la prova del budino» per la nascita di un nuovo partito a sinistra del Pd. «La rottura di Cofferati è l'ultimo caso fra i tanti preparatori di questo tentativo», ha spiegato. I fatti stanno dando ragione al leader socialista, visto che la trattativa per il Quirinale, più che incrinare il Patto del Nazareno, ha messo in fibrillazione la sinistra.

La partita per il nuovo presidente della Repubblica assomiglia molto alle guerre di posizione da Prima Repubblica ed è per questo da Palazzo Chigi trapelano segnali di insofferenza. Il premier Matteo Renzi preferirebbe tornare all'attività di governo, ma prima deve sciogliere il rebus.

Non potrà contare su Sinistra ecologia e libertà, che si è tirata fuori da un'eventuale intesa su Giuliano Amato, ma anche su chiunque altro sia anche votato da Forza Italia. «Sosterremo il candidato del Pd solo se non sarà espressione del Patto del Nazareno», ha spiegato il leader Nichi Vendola, di fatto candidandosi come catalizzatore di quelli che nel Pd non vorranno sostenere Renzi.

C'è un nome che può unire Sel e la minoranza Pd, nel segreto dell'urna e solo nei primi scrutini, quello dello stesso Cofferati. Potrebbero votarlo civatiani e Sel per piazzare la bandierina del nuovo partito e rievocare la precedente elezione del capo dello Stato, mettendo in difficoltà il premier.

Ufficialmente la sinistra non fa nomi, ma lancia messaggi che non aiutano il segretario del partito. «Spero che ci sia un presidente non votato solo da Berlusconi ma anche dalla sinistra», ha auspicato Pippo Civati, senza menzionare il fatto che Sel non vuole larghe intese.

La segreteria tiene un profilo istituzionale. Sabato il vicesegretario Debora Serracchiani aveva auspicato una convergenza anche con il Movimento 5 stelle. Ieri ha scritto una lettera al M5S sulla legge elettorale, chiedendo «formalmente e ufficialmente» se il Movimento voterà l'emendamento presentato alla legge elettorale che prevede l'assegnazione del premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione. Beppe Grillo non accetterà, ma in questo modo Renzi non potrà essere accusato di avere puntato solo su Berlusconi.

Accusa che la sinistra interna muoverà sicuramente. Per il momento si limita a cavalcare il caso Cofferati. Ieri il più duro è stato Stefano Fassina, secondo cui l'addio dell'ex sindacalista e la vicenda della delega fiscale, con il presunto articolo salva-Berlusconi, «certamente non aiutano a costruire un clima positivo» per il voto sul successore di Giorgio Napolitano e avranno un peso. Il nome dell'ex sindacalista, insomma, si sentirà anche durante le votazioni. Civati non è da meno: «Non so cosa deve succedere ancora perché si apra una riflessione su cosa è diventato il Pd e dove vuole mettersi. Se è diventato un partito di centrodestra sarebbe importante che lo dicesse il segretario». Le conclusioni le trae Vendola. In sintesi: Cofferati «È la sinistra» e Renzi fa riforme con la destra.

Per Sel la scissione è già iniziata.

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