Al Pd manca solo la Rai: arriverà un renziano

Bernabè, ex ad di Telecom e amico del "giglio magico" è tra i papabili

Al Pd manca solo la Rai: arriverà un renziano

«Il 2015 sarà l'anno della riforma Rai» spiegava Renzi un mese fa. All'inarrestabile conquista del potere dell'ex sindaco, dopo la presa di Palazzo Chigi (#enricostaisereno), le nomine alle partecipate del Tesoro, e adesso la firma anche sul Quirinale, manca solo la Rai, ancora coi vertici dell'epoca Monti-Letta. Il dossier, seguito dal sottosegretario Giacomelli, non è stato mai affrontato sul serio dal premier, occupato sugli altri fronti. Ma anche adesso, dicono fonti vicine al premier, non sembra avere la Rai come priorità. Una data da tenere d'occhio, però, c'è: tra fine aprile e inizio maggio, con la scadenza dell'attuale Cda Rai, e quindi anche dei vertici (dg e presidente). Le ipotesi, a quel punto, sono tre: che Renzi nomini i nuovi vertici con la vecchia legge, la Gasparri, dopo essersi impegnato però a cambiarla. Anche nel Pd, che pure potrebbe piazzare più consiglieri rispetto agli attuali, non è una strada che entusiasma. «Ci sarebbe la balcanizzazione dei vertici Rai, visto che l'attuale coalizione di governo mette insieme centrosinistra e pezzi di centrodestra» spiega Michele Anzaldi, deputato Pd della Vigilanza Rai.

E allora ecco l'ipotesi due, più probabile: il Cda viene prorogato per qualche mese, il tempo di varare la riforma del servizio pubblico. Infine terza ipotesi, il premier accende la miccia per arrivare a fine aprile con la nuova legge di riassetto Rai. In questo terzo caso la via più semplice sarebbe un decreto legge, molto più spedito di un disegno di legge. Ma con un'incognita, che investe direttamente il nuovo presidente della Repubblica, salito al Colle sull'onda del renzismo. Mattarella darebbe l'ok ad un decreto legge sulla Rai? E quale «urgenza e straordinaria necessità» (caratteristiche richieste) ci sarebbero in una riforma della Rai? È vero che spesso il Colle ha autorizzato decreti su materie prive di urgenza, ma Mattarella?

Probabile, dunque, che i tempi per possano allungarsi, restando entro il 2015, come promesso da Renzi. Ma, al di là dei tempi, quale Rai ha in mente Renzi, politico attentissimo ai media. Lo slogan con cui verrà presentata la riforma renziana della Rai sarà «via i partiti dalla tv pubblica», magari con un richiamo al modello Bbc . L'idea è di creare un «filtro» tra azienda e politica, nella forma di un Consiglio di sorveglianza, o una Fondazione, che sarà il vero referente istituzionale della Rai, meno vincolata alla Vigilanza, cioè ai partiti. Altra differenza sostanziale, ci sarà un capo dell'azienda, come nelle aziende (anche tv) normali, e quindi un amministratore delegato con pieni poteri, mentre ora la governance è frazionata tra direttore generale, presidente, consiglio di amministrazione, e pressioni dei partiti. Una Fondazione pubblica dietro la Rai, che resterebbe azienda pubblica, con un supermanager a capo di tutto. E per la «renzizzazione» della Rai circolano già nomi di papabili: Franco Bernabè, ex ad di Telecom-La7 e amico del fundaraiser renziano Marco Carrai; e poi due «lepoldisti» come Vincenzo Novari (H3G) e Antonio Campo Dall'Orto.

E Gubitosi? I suoi nemici in Vigilanza dicono stia accelerando sull'accorpamento del tg Rai per accreditarsi con Renzi, a cui piace l'operazione («Non possiamo difendere le decine di poltrone tra direttori e vicedirettori» ha detto ai suoi) che ridurrà a due le testate (e i superdirettori). Mentre i rumors lo danno in uscita, con la Astaldi (costruzioni) come approdo. Questione di poco tempo e le carte si scopriranno. Al super-filotto di Renzi manca solo la Rai.

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