Elezioni Regionali 2019

Dal 2018 en plein di vittorie Moderati pigliatutto al voto

Dopo le Politiche, hanno prevalso alle Europee e conquistato Piemonte, Lombardia e Abruzzo

Dal 2018 en plein di vittorie Moderati pigliatutto al voto

Squadra che vince non si parla. Già, perché nonostante le frizioni e le frequenti difficoltà di dialogo, da venti mesi a questa parte il centrodestra, alle urne, è inarrestabile. Unito, è un rullo compressore, che si tratti di politiche, europee o regionali, Lega, azzurri e Fratelli d'Italia fanno sempre la parte del leone. Così le elezioni odierne in Umbria e i prossimi appuntamenti in Calabria ed Emilia Romagna potrebbero confermare un trend biennale che ha il sapore della marcia trionfale, e che dovrebbe suggerire alle componenti della coalizione di trovare una sintesi che porti a una stabile unità. Parlano i numeri, e sono eloquenti. Quasi 20 mesi fa, il 4 marzo del 2018, le elezioni che portarono al governo gialloverde videro una affermazione chiara del centrodestra, che raggiunse il 37% dei consensi alla Camera e il 37,5% al Senato. La Lega incassò il 17,35 per cento a Montecitorio e il 17,61 al Senato, sorpassando Forza Italia con il 14 alla Camera e il 14,43 a Palazzo Madama. Già in crescita Fdi, ben sopra il 4 per cento in entrambi i rami del Parlamento, mentre l'Udc rimase fermo poco sopra l'1. Quanto agli altri, quello delle politiche fu l'ultimo vero boom pentastellato, con un ragguardevole 32,68% alla Camera e 32,22 al Senato. In crollo il centrosinistra, 23 al Senato, 22,86% alla Camera, con il consenso peraltro cannibalizzato dal Pd (tra 17 e 18%), unico con Svp a guadagnare seggi. Appena sopra il 3% Leu.

Quel giorno si votò anche per le regionali nel Lazio e in Lombardia. In quest'ultima regione, il centrodestra stravinse con Attilio Fontana, quasi doppiando il centrosinistra col 51,26% contro il 26,99%, con M5s fermo a 17,81. Nel Lazio, invece, Il futuro segretario Pd Zingaretti riuscì a imporsi, nonostante la vittoria come coalizione del centrodestra (36,37% contro 34,19 di Pd e soci e il 22,06 pentastellato). A febbraio scorso è toccato all'Abruzzo andare al voto, e anche qui il centrodestra ha sfiorato il 50 per cento (49,2), staccando il centrosinistra di quasi 20 punti percentuali e lasciando il M5s 30 punti dietro ed eleggendo presidente Marco Marsilio. Stessa storia 50 giorni dopo in Basilicata, quando a vincere è l'azzurro Vito Bardi e il centrodestra si porta a casa il 42,36 per cento dei consensi strappando la regione al centrosinistra, fermo al 33,18 per cento, mentre il partito di Luigi Di Maio si ferma al 20. Ai grillini va peggio in Piemonte, il 26 maggio, quando si fermano al 12,55 per cento. Piange anche la sinistra che perde col governatore uscente Sergio Chiamparino e, come coalizione, si stoppa al 33,26 per cento. Il centrodestra va al governo della regione con Alberto Cirio e con oltre il 53% delle preferenze.

Quello stesso giorno si vota anche per le europee. Ed è il giorno del boom del Carroccio, che porta la coalizione a sfiorare anche qui il 50% dei voti degli italiani (49,48), con il partito di Matteo Salvini che da solo conquista il 34 per cento dei consensi. Stracciando anche l'alleato di governo dell'epoca Di Maio, il cui Movimento si ferma al 17. Solito effetto nel centrosinistra, che vede i voti convergere sul Pd (22,74%) con il secondo partito di area, +Europa, fermo lontanissimo a 3,11. Insomma, sia che si voti per il governo locale o per quello nazionale, come pure per Bruxelles e Strasburgo, nessuno in Italia sembra poter contare sul consenso che il centrodestra, unito, riesce a raccogliere.

Il messaggio degli elettori, dal marzo del 2018 a oggi, è chiaro.

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