Coronavirus

In 350 sulla nave quarantena. Ma il vento è contro Lampedusa

Nell'hotspot adesso si cerca di creare un'area per i positivi. La protesta degli abitanti stremati: "Non ne possiamo più"

In 350 sulla nave quarantena. Ma il vento è contro Lampedusa

La Azzurra, la nuova nave quarantena approntata dal governo Conte per gestire l'emergenza migranti, è approdata a Cala Pisana, a Lampedusa, ieri mattina intorno alle 7. Sulla banchina poliziotti, carabinieri e finanzieri a monitorare le operazioni di imbarco degli immigrati. Avrebbe dovuto prenderne a bordo 700, ma solo in 350 sono riusciti a salire a causa del forte vento di maestrale che si è levato a metà mattina. Così la nave ha preso il largo, in attesa di indicazioni sulla destinazione. Al momento pare che non andrà a Porto Empedocle, ma dovrebbe rimanere in rada, di fronte all'isola.

Ieri il sindaco Totò Martello ha ribadito che ha chiesto «l'emergenza per semplificare le operazioni di gestione dei migranti. Al momento ci sono 1.300 persone in due strutture: nell'hotspot pieno siamo a 1.100 persone e poi ce ne sono altre 200 in una struttura messa a disposizione dalla chiesa perché nel centro di accoglienza non ci entravano più».

Ieri a Lampedusa è arrivata una delegazione composta dall'assessore siciliano alla Salute, Ruggero Razza, Guido Bertolaso, che sta seguendo per la Regione la fase post lockdown, il capo della Protezione civile regionale, Salvo Cocina, e la manager dell'Asp di Palermo, Daniela Faraoni. «Col presidente Musumeci - ha detto Razza al Giornale - avevamo fissato due obiettivi: quello di operare per il contenimento del Covid, adoperando adeguate misure sanitarie nell'area dell'hotspot e la creazione di un nuovo ospedale per Lampedusa che è un simbolo non solo per l'Italia, ma nel Mediterraneo per tutta l'Europa. Abbiamo individuato, insieme a Bertolaso e al sindaco, un'area adeguata. Disarmante è quello che abbiamo visto - ha proseguito - all'hotspot dove abbiamo dato disponibilità alla creazione di un'area grigia».

L'assessore ha chiarito anche che metteranno «anche un laboratorio straordinario per l'esame dei tamponi. L'obiettivo è quello di dividere l'area dei positivi da quella dei negativi all'interno dell'hotspot creando soprattutto una maggiore sicurezza per gli operatori e per le forze dell'ordine». Ha quindi attaccato il governo: «Il contenimento degli sbarchi si deve adoperare con accordi di cooperazione. Questo fino a oggi non è avvenuto. La rotta da Tunisi continua a essere molto frequentata, ma il ministro dell'Interno in Tunisia è andata solo pochi giorni fa e non qualche mese fa. È evidente che c'è stata una grande sottovalutazione del fenomeno, soprattutto nel momento dell'emergenza». E sul potenziamento di forze dell'ordine richiesto per l'hotspot sottolinea: «Non saranno poche unità a fare la differenza».

I lampedusani intanto continuano a protestare contro gli sbarchi, che ieri si sono fermati a causa del vento e che anche nei prossimi giorni, complice il clima, potrebbero subire un rallentamento. Molti ospiti dell'hotspot continuano a scappare e a girare liberi per le vie del centro. «Qualche giorno fa - racconta una residente - hanno fatto una razzia in casa di mia cugina, prendendo di tutto, telefoni cellulari compresi. Non ne possiamo veramente più». E anche il vice coordinatore di Lampedusa della Lega, Attilio Lucia, racconta una situazione drammatica: «Prima dell'arrivo dei migranti la nostra isola era meravigliosa e viveva di turismo. Adesso se ne parla solo a causa del clandestini. Siamo arrabbiati e chiediamo la chiusura dell'hotspot, invece lo stanno ampliando». I pescatori, tra tutti, sono stanchi di vedere i pescherecci tunisini venire a pescare in acque italiane, a 5 miglia dalla costa, rompendo le reti e vanificando il loro lavoro.

Mentre in Sicilia i migranti, anche positivi, continuano a scappare dai centri di quarantena, mettendo a rischio la salute degli italiani e una sicurezza che si fa sempre più precaria.

Commenti