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5s, Conte sfida Di Maio: la mia pazienza è finita

Oggi e domani i grillini votano online sul leader. L'ex premier: basta con i distinguo

5s, Conte sfida Di Maio: la mia pazienza è finita

Non lo nomina mai, nei circa sei minuti di video sulla nuova votazione per confermare la sua leadership bloccata dai tribunali. Eppure Giuseppe Conte punta dritto contro Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri ed ex capo politico, con il quale lo scontro è diventato a viso aperto dopo le elezioni per il Quirinale. Conte, in camicia bianca dal taglio più sportivo, quasi slim fit, ripone la pochette e indossa i guantoni per chiedere i pieni poteri e azzerare il dissenso in un partito ingovernabile. Ecco i punti in cui l'ex premier affonda contro Di Maio. Primo: «Il cambiamento del M5s, dobbiamo dirci la verità, ha incontrato anche al nostro interno delle resistenze, ha prodotto alcuni malumori, distinguo». Poi Conte incolpa gli avversari interni di aver messo in difficoltà i Cinque stelle: «Questo ha offerto anche all'esterno l'immagine di un Movimento 5 Stelle diviso, litigioso, contraddittorio, invece che quella di un Movimento che rema tutto unito nella stessa direzione». L'avvocato del popolo si dice spazientito: «Questo ha richiesto fin qui una dose aggiuntiva di pazienza, ora però non possiamo più permetterci questa debolezza, le sfide che ci attendono ci impongono di essere compatti, uniti».

Il presidente del M5s sfida il tribunale di Napoli che ha bloccato la sua ascesa, chiama a raccolta gli iscritti, ricorre ai toni forti anche perché alla votazione della scorsa settimana la partecipazione non è stata quella che tanti si attendevano. Poco più di 34mila votanti al primo turno e quorum non superato, 38mila in seconda convocazione. Dal voto che comincia oggi alle otto di mattina e finirà domani alle 22, Conte si aspetta una investitura più ampia, pur temendo un affluenza non entusiasmante.

«Non mi interessa prendere il 50,1 % dei voti, anzi vi dico sinceramente che se il risultato fosse così risicato sarei il primo a fare un passo indietro», rilancia Conte. Sa benissimo che sarebbe complicato ottenere una maggioranza così stretta, considerato che l'avvocato di Volturara è l'unico candidato presidente del M5s. «Con un risultato così di misura, lascerei il Movimento», prova a sfoderare i muscoli da tigre di carta. E ancora le bordate agli avversari interni: «Non posso consentire che, a fronte degli sforzi di un'intera comunità, ci sia proprio al nostro interno chi lavora per interessi propri».

L'altro bersaglio è il governo di Mario Draghi. Con un Pd atlantista come non mai, Conte cerca spazio in una fetta di elettorato che non digerisce l'aumento delle spese militari e che non vedrebbe di buon occhio nemmeno l'invio di ulteriori armi all'Ucraina. Un sentimento che cresce nella pancia del Paese e che Conte vuole sfruttare per riposizionare il M5s: «Sarò il presidente di un movimento che dice no a un aumento massiccio delle spese militari a carico del bilancio dello Stato». Quindi traccia l'identikit dei suoi Cinque stelle: «Non votatemi se pensate che il M5s debba essere nelle stanze dei bottoni, anziché nei territori. Non votatemi se pensate che il M5s debba diventare una forza estremamente moderata, conservatrice, compatibile con il passato, timoroso del futuro, se volete un M5s anche a costo che sia la brutta copia di altri partiti, tradizionalmente divisi in correnti».

Mentre Luigi Di Maio smentisce i virgolettati attribuitigli dal Corriere della sera in cui si definisce una «posizione inaccettabile» quella di Conte sul budget per la difesa e si tiene fuori dalle polemiche, fonti del M5s annunciano una stretta verso i dissidenti.

«Siamo stanchi di spaccature, osserveremo con attenzione chi condivide il video di Conte e chi no», è il messaggio minaccioso. «Ormai Conte è come Putin», attacca un parlamentare.

Un altro deputato è furioso: «Non mi fate commentare che spacco tutto, mi aspetto una smentita».

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