Abbiamo sventato un cyberattacco (e siate pronti a farlo anche voi)

Abbiamo sventato un cyberattacco (e siate pronti a farlo anche voi)

Quando squilla il telefono le azioni della Bane&Ox sul listino di New York godono ancora di ottima salute. È una banca d'altronde, e di quelli con i clienti importanti e con un giro di milioni e milioni di dollari. Quando la telefonata finisce Bane&Ox è una banca in crisi, le azioni sono calate del 60 per cento, i network americani stanno facendo girare vorticosamente la notizia che migliaia di persone hanno tutti i loro dati e i loro conti bancari allo scoperto sul dark web. È in corso uno dei più importanti cyberattacchi della storia dell'economia mondiale. E noi ci siamo dentro.

Bane&Ox per fortuna non esiste, ma la minaccia è assolutamente reale. Succede tutti i giorni, più volte al giorno, raccontano quelli di Ibm Security. E per questo hanno approntato una squadra di pronto intervento su un avveniristico camion: il Cyber Tactical Operation Center. Un mostro a 18 ruote, che contiene una vera e propria War Room. Perché di guerra si tratta. E d'altronde i numeri parlano chiaro: in media il costo di un data breach - di una violazione di dati - è di 136 euro per singolo documento. E gli incidenti di questo genere a cui non si pone rimedio entro i primi 30 giorni causano una perdita aggiuntiva di un milione di euro. Quindi, che fare? Bisogna avere un piano. Solo che, secondo i dati Ibm solo il 25% delle aziende italiane hanno un programma di risposta agli attacchi alla sicurezza informatica. E quasi tutte, in realtà, non hanno in mente che proteggere i dati non è solo questione di informatica. Anzi.

Insomma: nel centro operativo mobile ci siamo divisi i compiti. C'è ad esempio chi si occupa dei rapporti con i Media e dunque risponde al telefono. «Siete sotto attacco?», la domanda. «Non confermiamo nulla», la risposta. Sbagliata. Perché non è come quando si viene beccati con l'amante: negare l'evidenza può salvare i matrimoni, ma non le quotazioni di Borsa. E infatti le azioni cominciano a scendere. Noi, quelli delle Risorse Umane, intanto dovremmo preoccuparci di sapere quali dipendenti dell'azienda sono adatti a ricoprire i ruoli di emergenza. Perché in pochi minuti succede di tutto: i bancomat dell'istituto vengono bloccati da un messaggio spedito dagli hacker; i telefoni cominciano a squillare furiosamente; la Cbs è già in onda a rullo accusando i vertici dell'azienda di scarsa trasparenza. Il grafico del Dow Jones intanto punta verso il pavimento, il team legale è in fibrillazione e fuori dai portoni c'è una giornalista in diretta dal marciapiede che sta concitatamente parlando senza avere la posizione ufficiale di alcun manager. «A questo punto qual è il prossimo passo?», chiede la nostra guida nel disastro. «Il reparto tecnico si attivi a spegnere i bancomat». «Giusto». Il responsabile media propone intanto di mandare un portavoce a parlare con la giornalista. Fuochino. Perché sarebbe poi compito delle Risorse Umane trovare il portavoce, ma possibile che in una situazione del genere la Bane&Ox non abbia qualcuno già di designato? Appunto. Ci voleva un piano quindi. Ed anche la soluzione: «La giornalista sul marciapiede è in condizioni di disagio. In attesa di fare una dichiarazione la si fa accomodare in una postazione comoda dentro gli uffici. Così da guadagnare tempo e credito verso i media». Sembra semplice. Non lo è, in condizioni di emergenza.

Insomma, il caso Bane&Ox fa capire che esistono delle regole di cui bisogna dotarsi in anticipo per prevenire il panico. Ovvero: sapere chi chiamare, che linguaggio usare, chi è la persona da mettere a capo della squadra d'emergenza. E poi programmare quando comunicare tra i vari team, scegliere chi deve parlare con i media e avere davanti tutti i precedenti del genere per vagliare le mosse da eseguire. Perché l'importante è essere credibili e chiari. Mai negare, ma assicurare che si sta agendo per salvaguardare il denaro dei clienti. Tipo: «Stiamo mettendo in atto tutte le procedure del caso e comunque assicuriamo che i nostri correntisti non perderanno un dollaro: se ci saranno degli ammanchi sarà la banca a coprirli». Fuoco. Il grafico in Borsa comincia a risalire.

E dunque: dopo un'ora e mezza di battaglia cibernetica e mediatica, alla fine la banca è salva. Gli hacker sono stati bloccati, la quotazione torna ai massimi, la normalità riprende il posto della concitazione. In realtà la nostra simulazione è solo una piccola parte del programma che viene proposto da Ibm alle aziende e ai suoi manager: dura più di 4 ore, perché le variabili possibili vanno oltre a quelle che hanno permesso di salvare la Bane&Ox.

E il Cyber Tactical Operation Center viaggiante, ha una serie di dotazioni che possono servire come pronto soccorso contro un attacco in grande stile: sei chilometri di cavi, 20 workstation, 5 camere in Hd per monitorare il lavoro degli addetti alle postazioni, uno schermo da 75 pollici davanti e uno da 86 dietro in 4K, un server pieno di dischi solidi da 100 terabyte l'uno, un sistema di illuminazione a telescopio per fare giorno anche quando è notte. E non solo questo. Un vero elefante (in realtà è pesante come quattro) che può salvare la cristalleria digitale. Perché tutto va bene, fino a quando un giorno non squilla un telefono.

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