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Aborto, ancora proteste. E ora c'è l'allarme degli estremisti interni

Il dipartimento di sicurezza teme assalti a giudici, funzionari governativi e cliniche

Aborto, ancora proteste. E ora c'è l'allarme degli estremisti interni

Le proteste contro la decisione della Corte Suprema di ribaltare la storica sentenza Roe v. Wade sull'aborto continuano a infiammare gli Usa, e dai quattro angoli del Paese si leva l'urlo di rabbia di centinaia di migliaia di persone scese in strada per difendere i diritti riproduttivi delle donne. Ora però il timore è che estremisti interni approfittino della situazione creatasi dopo il pronunciamento dell'Alta Corte per compiere atti di violenza. Questo è il rischio ventilato dal dipartimento per la Sicurezza Interna Usa contenuto in un rapporto reso noto da Abc News: una valutazione che si basa «sull'aumento di episodi di violenza verificatosi a maggio dopo la fuga di notizie sull'opinione dei massimi giudici sull'aborto». Già nelle settimane scorse un ventenne della California armato di pistola e coltello è stato arrestato vicino all'abitazione in Maryland del giudice conservatore Brett Kavanaugh mentre minacciava di ucciderlo. Adesso l'allarme, come avverte il dipartimento, potrebbe durare «settimane»: nel mirino degli «estremisti interni» ci sono giudici, funzionari governativi e statali, ma anche le cliniche e le proteste pro-aborto.

A Washington davanti alla sede della Corte Suprema continuano manifestazioni ininterrotte da venerdì, quando i nove saggi hanno emesso la decisione sull'interruzione di gravidanza. Dopo una breve apparizione dei pro-vita, la piazza a pochi passi da Capitol Hill è stata quasi interamente occupata dagli attivisti per l'aborto giunti da tutti gli Usa, e due persone sono state arrestate dopo aver lanciato della vernice sul cancello a protezione della Corte. E se in tante città americane dal New Jersey alla Pennsylvania, dall'Illinois alla California, dal New Mexico al Texas le manifestazioni si sono svolte in modo per lo più pacifico, la protesta è sfociata in violenza per la seconda notte consecutiva a Portland, in Oregon. Ieri l'altro dieci persone sono state arrestate e questa notte un gruppo di circa cento manifestanti pro-aborto ha spaccato delle vetrine e ricoperto di graffiti le auto parcheggiate e le mura di alcuni palazzi. «Morte alla Corte Suprema», si legge in una delle scritte. Anche a Providence, nel Rhode Island, gli animi si sono infiammati a tal punto che un agente di polizia fuori servizio è stato accusato di aver preso a pugni una donna durante una marcia. A New York, invece, le proteste sono cadute nel weekend culmine dei festeggiamenti del Pride, e migliaia di persone sono scese in strada contemporaneamente per celebrare la comunità Lgbtq ed esprimere la propria rabbia per la sentenza dell'Alta Corte.

Da venerdì 13 stati Usa hanno attivato i «trigger ban», leggi che vietano l'interruzione di gravidanza alla luce della sentenza - Arkansas, Idaho, Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, North Dakota, Oklahoma, South Dakota, Texas, Tennessee, Utah e Wyoming - e in alcuni casi il bando è già entrato in vigore mentre in altri scatterà entro i prossimi 30 giorni. La deputata ultra-progressista Alexandria Ocasio-Cortez ha chiesto al presidente Joe Biden di reagire alla decisione della Corte aprendo «immediatamente cliniche per l'aborto su terreni federali negli Stati repubblicani che imporranno il divieto». «Ci sono delle azioni che può mettere in campo subito e questo è il primo passo, il più piccolo», ha continuato. Un'idea sostenuta anche dalla senatrice liberal Elizabeth Warren, la quale ha invitato Biden a «esplorare fino a che punto si possono utilizzare i terreni federali per proteggere le donne che hanno bisogno di accedere all'aborto in tutti gli Stati che lo hanno vietato o stanno per farlo». E si allunga la lista delle società che si impegnano a coprire le spese delle dipendenti che dovessero viaggiare fuori dal loro stato di residenza per interrompere una gravidanza non voluta: tra le aziende che si sono fatte avanti ci sono Apple, Starbucks, Amazon, Tesla, Yelp, Airbnb, Microsoft, Netflix, Patagonia, DoorDash, JPMorgan Chase, Levi Strauss&Co., PayPal, Reddit, Condé Nast, Disney, Meta, la catena di negozi sportivi Dick's Sporting Goods, Bank of America, Citigroup e Mastercard.

Mentre la popolarità della Corte Suprema è crollata ai minimi storici: secondo un sondaggio di Gallup solo il 25 per cento fiducia nel massimo organo giudiziario Usa, contro il 36 di un anno fa.

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