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Aborto e gay, in Emilia rivolta dei vescovi

La Curia è in subbuglio dopo che il sindaco di Bologna Merola ha ufficializzato le unioni civili omosessuali

Aborto e gay, in Emilia rivolta dei vescovi

Bologna È una macchia d'olio che diffondendosi sta creando un terreno assai scivoloso, quella che si sta propagando nella «rossa» terra emiliano-romagnola dove gli amministratori Pd stanno scatenando le ire più furibonde della Chiesa Cattolica. A sparare l'ultimo colpo al cuore della Curia è stato il sindaco di Bologna Virginio Merola che lunedì, in barba alla legge nazionale e alle indicazioni del Viminale, ha deciso di ufficializzare le nozze gay contratte all'estero, trascrivendole nell'archivio di stato civile del Comune.

Ora, dopo la presa di posizione del prefetto del capoluogo, Ennio Mario Sodano, che ha impugnato con fermezza la decisione del sindaco, a gridare stop è la Curia che difende a spada tratta la sacralità del matrimonio. Parla letteralmente di «un colpo di mano» il vicario generale Giovanni Silvagni che giudica l'approccio del primo cittadino «una forzatura». «Sono temi molto delicati - ha argomentato - che dispiace vengano affrontati a colpi di slogan e con un approccio un po' ideologico». Touché .

Il problema è che da tempo in Emilia Romagna gli amministratori hanno ricevuto critiche e chiari segnali di «turbamento» da parte della Chiesa rispetto alle decisioni prese. Nel 2009 fu la volta del Cardinale di Bologna, l'arcivescovo Carlo Caffarra, che scagliò il suo anatema contro l'allora presidente della Regione Vasco Errani, il quale, in un discusso articolo del Bilancio approvato rapidamente a fine anno, aveva esteso il welfare alle coppie di fatto, equiparando il matrimonio alle unioni gay. «Dio vi giudicherà, anche chi non crede alla sua esistenza, se date a Cesare ciò che è di Dio stesso» aveva gridato contro il governatore. Ma basta tornare ai giorni nostri per trovare, lungo la Via Emilia, diversi motivi di scontro tra la Chiesa e gli enti locali a marchio Pd. A Ferrara, l'arcivescovo Luigi Negri, quest'estate ha invitato i fedeli della sua diocesi a seguire l'esempio di Bologna e Rimini: «Difendete i volti di chi prega davanti alle cliniche» aveva chiesto pubblicamente. Rinfoltire la schiera delle cosiddette sentinelle contro l'aborto, l'obiettivo. Il tutto dopo aver condotto una battaglia contro «il postribolo a cielo aperto» di migliaia di giovani universitari intenti a «ubriacarsi e amoreggiare» ogni notte davanti al sagrato della Chiesa e di fronte al quale il sindaco Tagliani sarebbe rimasto inerte.

E chissà quali turbamenti staranno attraversando l'animo del cattolico Graziano Delrio, il sottosegretario ex sindaco di Reggio Emilia, nel vedere quanto sta accadendo nella sua regione e nella sua città dove è stato annunciato l'avvio delle trascrizioni delle nozze gay all'anagrafe, come avviene a Bologna.

Peccato che proprio lui, non più tardi di un anno fa, dalle pagine della rivista patinata Vanity Fair avesse già chiarito la sua posizione in materia: «Il matrimonio nel nostro ordinamento è un'unione tra sessi diversi».

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