Adesso il fisco italiano fa scuola in Europa. Pronta la superstretta contro l'evasione Iva

Nelle operazioni internazionali si pagherà all'origine e non a destinazione

Adesso il fisco italiano fa scuola in Europa. Pronta la superstretta contro l'evasione Iva

Il fisco comunitario stringe le maglie contro l'evasione Iva. Il modello assomiglia un po' a quello adottato (e progressivamente allargato) in Italia con lo split payment attraverso cui lo Stato trattiene direttamente ai suoi fornitori l'imposta sul valore aggiunto. In buona sostanza, infatti, la proposta dell'esecutivo Ue presentata ieri a Bruxelles dal commissario agli affari economici, Pierre Moscovici, consiste nel modificare l'attuale sistema Iva tassando le vendite dei beni a partire da un Paese della Ue verso gli altri come se i beni fossero venduti all'interno di un solo Stato membro. Quello Stato trasferirà poi l'entrata allo Stato di destinazione del bene o del servizio. Dopo la stangata ad Amazon è chiaro come la Commissione abbia messo nel mirino tutti gli atteggiamenti elusivi.

Come sottolineato da Moscovici nel corso della presentazione, si stima che il mancato gettito annuo sia arrivato nel 2015 a 150 miliardi di euro di cui un terzo riguarda le transazioni transfrontaliere. secondo questa ipotesi, circa 100 euro per cittadino della Ue finanziano «anche organizzazioni criminali comprese le attività terroristiche», tenuto conto che nel covo di Osama bin Laden sono state trovati documenti relativi a frodi Iva effettuate in Europa. «Gli stati devono considerare le operazioni transnazionali come operazioni domestiche entro il 2022», ha concluso l'economista transalpino di formazione socialista.

Come nel caso italiano della fatturazione elettronica anche l'Unione europea ha «travestito» questa stretta antievasione da semplificazione. Con il pagamento diretto, infatti, non ci sarà più bisogno di tenere registri contabili separati per le operazioni transfrontaliere e anche gli oneri burocratici si ridurranno. Così come per l'Agenzia elle Entrate e le sue consorelle sarà più facile controllare eventuali mancanze. Allo stesso modo, sempre come ci si prepara a fare in Italia, ci sarà una sorta di indice di affidabilità fiscale: i soggetti Iva (imprese o privati) dotati della certificazione europea potranno operare ancor più speditamente perché riconosciuti nel Paese d'origine e in tutta la comunità come contribuenti fidati.

Premesso che l'evasione fiscale è un crimine, sembra di respirare anche a Bruxelles lo stesso clima che c'è in Italia. Bruxelles realizzerà uno «sportello unico», un portale Internet dove registrare operazioni e pagamenti. Si conta di partire entro il 2019 con quattro modelli sperimentali in attesa del quadro normativo definitivo.

Il boccone per le agenzie fiscali del Continente è prelibato: si tratta di 150 miliardi da aggiungere ai mille miliardi di euro di Iva versati nel 2015, il 7% del Pil dell'Unione. Almeno per una volta, si potrà dire che l'Italia ha fatto scuola in Europa.

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