Agenti in rivolta: "Per i rimpatri paghiamo noi"

I poliziotti devono anticipare di tasca propria l'aereo per il trasferimento del clandestino

Agenti in rivolta: "Per i rimpatri paghiamo noi"

Una storia surreale: i poliziotti pagano di tasca propria le spese per garantire i rimpatri dei clandestini. Succede a Livorno, da dove arriva una denuncia che fa molto discutere: «Per la sicurezza dei cittadini livornesi o pagano i poliziotti o gli stranieri irregolari restano liberi». A sollevare la questione è stata Angela Bona, il segretario generale provinciale del Sindacato italiano unitario lavoratori polizia (Siulp). La sindacalista ha chiesto al Viminale di provvedere a «corrispondere agli agenti un anticipo per le missioni di rimpatrio», ma puntualmente i soldi mancano all'appello. Il motivo? «Il bilancio viene chiuso intorno a Natale, mancano i fondi a fine anno», fa sapere il Siulp. E quindi i poliziotti continuano a sborsare soldi in prima persona.

Ma a far scoppiare le polemiche sono stati due episodi a dicembre. Nel primo caso un clandestino è stato accompagnato al Cie di Trapani con volo di linea pagato dal dicastero dell'Interno, ma le spese e il sostentamento dello straniero sono state anticipate da due agenti, rimborsati poi al rientro. La seconda vicenda ha poi scatenato tutta l'ira dei poliziotti. Durante alcuni controlli in piazza Garibaldi - una delle zone più critiche di Livorno - è stato individuato un clandestino. Sono partite tutte le operazioni per avvertire l'ufficio immigrazione che «ha dato disposizioni affinché l'uomo venisse accompagnato in un centro di identificazione», sottolinea sempre il Siulp. Gli agenti hanno chiesto l'indennità di missione ma, di fronte alla risposta negativa, questa volta si sono rifiutati di aprire il portafoglio e di anticipare i soldi. E qui entra in campo un altro fattore: l'obbligo di redigere l'articolo 15 del testo unico di pubblica sicurezza. Si tratta della procedura che invita il clandestino a ripresentarsi negli uffici di polizia nel caso in cui non possa essere accompagnato al Cie: «Così il cittadino irregolare, invece di essere allontanato da Livorno, è stato rilasciato libero di circolare in città», denunciano gli agenti. Le possibilità che un irregolare possa spontaneamente recarsi in questura sono davvero basse. «Non ne possiamo più - denuncia il sindacato a Il Giorno - qualcuno si deve assumere le proprie responsabilità». Anche perché in molti casi si tratta di persone che mettono in atto comportamenti malavitosi a causa della disperazione. «Figuriamoci se si ripresentano in questura. Scappano in altre città sperando di non essere presi», fa notare la rappresentante sindacale. Sulla questione è intervenuto anche Lorenzo Suraci, questore di Livorno che si impegnerà per fare luce sulla vicenda. Le condizioni in cui lavorano i nostri agenti cominciano davvero a diventare insostenibili.

E oltre alle spese da «anticipare» c'è anche il comparto delle dotazioni della polizia di Stato: M-12 degli anni Settanta da sostituire, sottocamicia mancanti, carenza di munizioni e fondine vecchie in cartone pressato. La denuncia che arriva da Livorno testimonia il grido d'aiuto da parte degli agenti: davvero meritano un trattamento così superficiale e irriguardoso?

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