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Aggredì un giornalista di Mediaset: ora Grillo rischia il processo per lesioni

Niente archiviazione per il comico che aveva negato gli spintoni

Aggredì un giornalista di Mediaset: ora Grillo rischia il processo per lesioni

Niente archiviazione per Beppe: secondo il gip di Livorno, l'ex comico fondatore del Movimento Cinque Stelle va imputato e giudicato per «violenza privata» contro un giornalista.

L'episodio risale al settembre del 2020, quando Beppe Grillo, in braghettoni da bagnante, venne sorpreso dall'inviato di Rete Quattro, Francesco Selvi, sulla terrazza dello stabilimento balneare di Marina di Bibbona, dove il guru (o ex guru) pentastellato ha la sua villa al mare. Il giornalista lo avvicinò, con il cellulare in mano, per cercare di intervistarlo e riprenderlo per la trasmissione «Dritto e Rovescio»; il guru si irritò per l'invasione della sua privacy vacanziera e gli strappò il telefonino spingendolo, secondo l'accusa, giù dalle scale, e provocandogli un «trauma distorsivo del ginocchio sinistro». Di qui la denuncia per violenza privata e lesioni subito sporta dall'inviato Mediaset presso la Procura di Livorno.

Il pubblico ministero aveva chiesto l'archiviazione, ma il giudice per le indagini preliminari Mario Profeta ha respinto la richiesta, e ha disposto che il pubblico ministero formuli l'imputazione nei confronti di Grillo entro 10 giorni. A dare la notizia è stata, ieri pomeriggio, l'Associazione Stampa Toscana, ribadendo la propria «solidarietà al collega Selvi», e aggiungendo di «respingere e condannare tutti gli atti contro i giornalisti impegnati in prima linea sul fronte della notizia», ammesso che Grillo al mare rappresenti una prima linea. Il comico, qualche giorno dopo il fattaccio, aveva pubblicato un video per difendersi dalle accuse, e dimostrare che il giornalista, dopo esser stato spintonato e aver incespicato per le scale, non era caduto a terra, e dunque la sua denuncia era infondata. «Le immagini che seguono possono urtare la sensibilità dei giornalisti onesti», aveva ironizzato.

Del resto, i suoi rapporti con i media sono sempre stati burrascosi: Beppe apprezza i giornalisti che gli lisciano il pelo, ma non esita ad additare alla gogna dei suoi seguaci quelli che sospetta di lesa maestà (ricordate la pregevole rubrica del suo blog «Il giornalista del giorno», dedicata al linciaggio del critico di turno?).

Ma anche i suoi rapporti con i magistrati sono altalenanti: eroi immortali da osannare quando indagano, o ancor meglio arrestano, qualche suo avversario politico.

Assai meno graditi quando si occupano di lui (condannato in via definitiva per omicidio colposo nel 1988) o della sua prole, come il figliolo rinviato a giudizio per violenza sessuale.

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