Politica

Aggredito con un machete In fin di vita dopo una rapina

Il blitz in pieno giorno, la vittima è un italiano 60enne Fermato un sudamericano, adesso è caccia ai complici

Stefano Vladovich

Roma Aggredito a colpi di mannaia. È in fin di vita Claudio Beltrando, 60 anni, lasciato a terra in una pozza di sangue, venerdì a Ostia, da una banda di cileni. Poco dopo è stato fermato un sudamericano con una sfilza di precedenti penali, Adolfo Hidalgo Ramos.

L'uomo, 55 anni, era davanti casa, all'Idroscalo, quando i carabinieri l'hanno portato in caserma. Macchiato di sangue ovunque, ferito al volto e alle mani, l'uomo, precedenti penali di ogni genere ma soprattutto per droga, non è stato in grado di spiegare cosa fosse accaduto pochi minuti prima. Mentre il sessantenne viene trasportato all'ospedale San Camillo di Roma per le gravi ferite alla testa e al torace, per lo straniero scatta il fermo di pg con l'accusa di tentato omicidio aggravato. Ed è caccia ai suoi complici, altre tre persone fuggite a bordo di un'auto verso il porto turistico.

L'ennesimo episodio di violenza è accaduto in pieno giorno nel quartiere degradato alla foce del Tevere. Una storia che, per gli inquirenti, potrebbe essere l'epilogo di una rapina finita nel peggiore dei modi o un affare andato storto fra l'italiano e la gang di trafficanti sudamericani.

Una partita di cocaina non pagata, uno screzio per il controllo del territorio oppure una discussione scoppiata proprio per la qualità di un carico di droga? Ma anche una lite scaturita per una parola di troppo. «Stiamo valutando ogni possibile movente» chiosano i carabinieri di Ostia. Accade tutto in via degli Aliscafi, a pochi passi dal campetto dove viene ucciso lo scrittore regista Pier Paolo Pasolini 44 anni fa. Una zona nata «spontaneamente» a ridosso del Tevere, Fiumara Grande, caratterizzata da baracche e bilancioni per la pesca di anguille. Da tempo rifugio per clandestini, latitanti e gente di malavita.

Sono passate le 15 quando alla sala operativa del 112 arriva una drammatica richiesta di aiuto. La segnalazione parla di un uomo in un lago di sangue. Vicino al 60enne l'arma utilizzata dai suoi carnefici: una mannaia. Un coltellaccio largo come una scure usato dai macellai per tagliare i quarti di bue. Un'arma micidiale.

Il cittadino cileno, bloccato in via delle Piroghe, sempre al vecchio Idroscalo Carlo del Prete, non parla. Nonostante sia sporco di sangue dalla testa ai piedi, l'uomo non riferisce elementi utili alle indagini. E non dice nulla in grado di identificare gli altri componenti della banda. «Attendiamo i risultati delle comparazioni di laboratorio - concludono i carabinieri della compagnia di via Fabbri Navali - e i riscontri fra il sangue sui vestiti del cileno fermato e della vittima. È possibile che anche l'italiano possa essere accusato, a sua volta, di tentato omicidio».

Sempre all'Idroscalo di Ostia Ramon Cabezas, 37 anni cileno, svelto di mano e di coltello, viene ucciso da un rivale.

L'assassino gli recide l'arteria femorale e lo lascia, morente, a terra.

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