Agguato davanti a un bar nelle strade di Cinecittà: sparatoria in pieno giorno

Una coppia di malviventi è arrivata a bordo di uno scooter. Il precedente del nuotatore Bortuzzo

Agguato davanti a un bar nelle strade di Cinecittà: sparatoria in pieno giorno

Roma - Regolamento di conti a colpi di pistola. Li chiamano ed esplodono cinque proiettili in rapida successione. Poi la fuga per le strade collassate del quartiere Tuscolano. Terrore ieri a Roma. Due narcos pregiudicati, Mauro Gizzi e Maurizio Salvucci, 65 e 50 anni, sono stati gambizzati da una coppia di sicari su uno scooter. Dopo l'omicidio alla Magliana e la sparatoria di Ostia in cui a febbraio è stato ferito il giovane nuotatore Manuel Bortuzzo, l'ennesimo fatto di sangue è accaduto, questa volta, vicino gli studi di Cinecittà.

Sono le 4 del pomeriggio, i due sono seduti a un tavolino del bar Petit, in via Flavio Stilicone, zona frequentata dalla mala romana e dalla camorra. Una piazza di spaccio. Caschi in testa, i killer si fermano a distanza. Arma in pugno, una semiautomatica da guerra, il passeggero scende, si avvicina e fa fuoco. I due tentano una fuga disperata e per un soffio non ci restano secchi. Solo per miracolo non vengono colpiti due ragazzi di 10 e 15 anni, nipoti del proprietario. Scoppia il panico: in un secondo decine di persone si gettano a terra. Urlano tutti. Per i killer non c'è tempo di finire il lavoro, si rischia il linciaggio. Come sono arrivati, da via Statilio Tauro, in un attimo scompaiono nel traffico delle periferia romana. A prestare i primi soccorsi Flavio Eleuteri, titolare del bar. Trasportati al policlinico Casilino, Gizzi e Salvucci vengono sottoposti a un intervento chirurgico per l'estrazione dei proiettili.

«Non sono in pericolo di vita» dicono i medici. Insomma, ancora una sparatoria come ai tempi della guerra fra bande che ha insanguinato la capitale fra gli anni '80 e gli anni '90. Le modalità? Le stesse, dall'omicidio di Paolo Frau, della banda della Magliana, a quello di Michele Settanni, ucciso a un semaforo della via Appia nella faida interna alla Marranella, la gang del Casilino che gestisce i traffici per i Moccia-Magliulo di Afragola. Moto di grossa cilindrata, un maxiscooter con le marce automatiche, e una pistola di grosso calibro. Meglio un revolver che non lascia bossoli. Difficilmente i killer sbagliano.

Secondo gli inquirenti quello di ieri, però, ha tutta l'aria di non essere un semplice avvertimento per un debito non pagato o per uno «sgarro» fatto alla Camorra. L'obiettivo, secondo i carabinieri di via In Selci che indagano con i colleghi della compagnia Casilina, sarebbe stato Salvucci, legato al clan Cola che gestirebbe, per la famiglia Senese, il traffico di sostanze stupefacenti a Roma. Due fratelli, Gennaro e Michele Senese, dalle vite degne di una serie tv.

Il primo, detto «Doppio Sorriso», viene ucciso da un rivale con un taglio alla gola per una storia di tradimenti. Questa è la leggenda. L'assassinio avviene «in diretta» audio, mentre gli uomini dello Scico della Guardia di Finanza lo intercettano da «cimici» ambientali. L'assassino, Giuseppe Carlino, «Pinocchietto», fugge con moglie e figli. Verrà ucciso dieci anni dopo davanti la casa al mare.

Il fratello Michele,

«O' pazzo», viene condannato come mandante e scarcerato. A rimetterlo in libertà perizie psichiatriche ad hoc. È lui il boss con il quale Massimo Carminati di Mafia Capitale ha un acceso diverbio per ragioni di territorio.

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