Prendi in rete una foto, vera, della giornalista e presidente del movimento «Fino a prova contraria per la giustizia giusta» Annalisa Chirico. Prendi quella in cui la Chirico, nel 2014, è ritratta con Paola Bacchiddu, all'epoca capo comunicazione della lista Tsipras, e viene immortalata con uno dei suoi libri appena uscito, «Siamo tutti puttane - Contro la dittatura del politicamente corretto». Sostituisci i volti delle interessate con quelli della presidente della Camera Laura Boldrini e del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. E, già che ci sei, ritocca anche il titolo del libro, trasformandolo in «Siamo due puttane». Et voilà, l'insulto sessista sui social, Facebook nello specifico, è servito. E non su un profilo qualunque, ma sul gruppo pubblico M5S. E ad opera di un militante grillino di nome Mauro Cossu, che all'1 e 41 di giovedì 25 agosto - avete presente la notte in cui col passare delle ore il bilancio dei morti del terremoto cresceva di minuto in minuto? - evidentemente altro di meglio non aveva da fare che offendere la Boldrini e la Boschi. Lui e gli altri militanti che hanno riempito il suo post di «mi piace», commenti (ovviamente carichi di insulti) e condivisioni sui profili personali (oltre 600).
Barbarie. Barbarie on line allo stato puro. A denunciare la vicenda, e soprattutto l'autore del post rivolgendosi al suo legale, l'avvocato Fabio Lattanzi, è l'autrice del libro dal titolo «modificato», Annalisa Chirico. «La Rete non è una zona franca - spiega - ma il sessismo non c'entra. Basta dare un'occhiata ai profili social del signor Mauro per rendersi conto che costui non ce l'ha con le donne ma con l'universo mondo».
In effetti, dando un'occhiata al profilo Facebook dell'autore del post sulla presidente della Camera e la ministra Boschi, non è che si trovino parole caute e moderate. La foto delle due signore delle istituzioni col libro «modificato» della Chirico non figura tra i post della pagina di Cossu. In compenso però sul suo profilo ci sono post di insulti a largo raggio, dalla figlia del ministro Padoan (con la pubblicazione di un link dal titolo a sfondo sessista) all'ex ministra Kienge. Ce n'è anche per il premier Renzi e per il governo in generale. Unica «santa» per Cossu (che nelle informazioni in breve del suo profilo fa sapere di avere «studiato» e «lavorato» presso «MoVimento Cinque stelle») è la sindaca di Roma Virginia Raggi: per lei emoticon a cuore e difesa a spada tratta.
Il problema, per la Chirico, è quello che lei definisce il «teppismo del web, di cui gli esagitati grillini sono i massimi artefici. Il sessismo non c'entra, gli insulti contro gli uomini non sono più soft. A questo branco di facinorosi online si deve rispondere in un sol modo: querelando. Il problema è che la cabina di regia del M5S non è più in grado di gestire non solo gli eletti ma anche la melma telematica che ha creato sin dalla sua nascita».
A leggere i commenti al post di Cossu nel gruppo Facebook M5S vengono i brividi. L'insulto iniziale realizzato con la modifica del titolo del libro viene moltiplicato. E tocca anche chi timidamente prova a obiettare: «Anche se fosse questi post non vi fanno onore».
La Chirico, che come si diceva si è già rivolta all'avvocato, difende poi il suo libro: «Sicuramente il signor Mauro non l'ha letto.
È un pamphlet antimoralista che sostiente una tesi semplice: tutti quanti, uomini e donne, hanno il sacrosanto diritto di scegliere la vita che vogliono. Condivisibile o meno è un libro che ha fatto discutere e che è piaciuto, in modo speciale, alle donne».
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