Economia

Alitalia salvata ancora, ma questa volta è necessario

Il dl Cura Italia la rinazionalizza con 500 milioni. Il vettore è rimasto l'unico nei cieli italiani

Alitalia salvata ancora, ma questa volta è necessario

Dopo 11 anni l'Alitalia torna italiana. Nel decreto Salva Italia c'è anche il «Salva Alitalia»: verrà costituita una nuova società (newco) interamente controllata dal ministero dell'Economia, anche indirettamente, a cui saranno conferite le attività dell'attuale Alitalia. I dettagli non ci sono ancora, ma la sostanza è questa. È un bene? O è un male?

Le perdite di risorse pubbliche accumulate da Alitalia negli ultimi lustri sono enormi. Calcolate, se volete, un milione al giorno, per quanti giorni si vuole. Trovare un privato che se la prendesse, oppure chiuderla: questo bivio è stato il mantra dei liberali per altrettanti lustri. Anche al Giornale non garba una società di servizi che butta via i soldi dei contribuenti. Ma.

C'è un «ma». E in questi giorni lo vediamo molto bene. L'emergenza sanitaria che ha portato al decreto «Salva Alitalia» è al tempo stesso la situazione reale che ci mette sotto agli occhi il valore di una compagnia nazionale. In queste ore gli unici voli che stanno portando i nostri connazionali a casa sono quelli Alitalia. Che è l'unica compagnia che vola in Italia (sono rimasti sporadici voli di Lufthansa, Ethiopian e Qatar Airways). E che carica gli italiani, fatto non scontato. La società ha predisposto sia un programma di voli speciali, sia un rafforzamento di quelli di linea. Ed è l'unica che permette a turisti, lavoratori e studenti di rientrare in famiglia. Ogni altra strada è chiusa o molto complessa (rischi di respingimenti, quarantene). Tra i voli speciali ci sono stati Maldive, Guadalupa, Varsavia, Sofia e Kiev. Altri sono stati programmati per i prossimi giorni dalla Spagna (tre Airbus A330, impiegati di solito sul lungo raggio, da Madrid e da Malaga), Romania (Bucarest), Tunisia (Tunisi) e Algeria (Algeri). E con l'unità di crisi della Farnesina si valutano altre richieste.

Tra i voli di linea Alitalia è rimasta l'unica ad atterrare nella Penisola da New York, Brasile (Rio e San Paolo), Sud Africa (Johannesburg), India (New Delhi) e Tokyo e dall'Europa opera da Londra (dove per la grande richiesta ci sono 3 voli al giorno che son in attesa di diventare 4), Francia (Parigi, Nizza e Marsiglia), Bruxelles, Germania (Francoforte, Monaco e Berlino) e Svizzera (Zurigo e Ginevra).

Qui non si tratta di essere sovranisti o statalisti, ma di capire che per un grande Paese una compagnia nazionale risponde a due necessità: la difesa di interessi nazionali (come quello, elementare, di tornare a casa); e la mobilità. Perché in un Paese geograficamente difficile, con due grandi isole e tante piccole, una compagnia aerea nazionale è un'infrastruttura. Come una strada o una ferrovia. E a strade, ferrovie e porti è complementare: arriva in tempi brevi dove con le altre infrastrutture non si arriva mai. Questo comporta che ci siano servizi in perdita, certo. Ma così avviene per quasi tutte le reti infrastrutturali (come le tlc, per esempio).

Ripensare un modello di trasporto aereo pubblico, con un rapporto efficiente tra costi e benefici, potrebbe essere uno dei grandi obiettivi del dopo virus.

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