Una sospetta spia cinese interferisce nella politica inglese per conto del regime di Pechino e costringe l'MI5, il servizio interno di intelligence, a lanciare l'allarme fra i parlamentari di Westminster, evento raro e in questo caso unico perché mai finora un'allerta simile era stata lanciata in Aula per interferenze dalla Cina. Con un'email inviata allo Speaker che presiede la Camera dei Comuni, e il cui contenuto è stato condiviso da Sir Lindsay Hoyle con deputati e membri della Camera dei Lord, i servizi segreti britannici hanno avvertito del pericolo e lo hanno pure circoscritto. La sospetta 007 cinese si chiama Christine Lee, è un'avvocata, consulente legale dell'Ufficio Affari d'Oltremare cinese e fondatrice, nel 2016, del British Chinese Project, che promuove «impegno, comprensione e cooperazione tra le comunità cinese e britannica nel Regno Unito». L'MI5 riferisce: ha già agito «sotto copertura» e lo ha fatto «per conto di cittadini stranieri di base a Hong Kong e in Cina». Missione: «Portare avanti l'agenda del Pcc, il Partito comunista cinese» attraverso il «coinvolgimento in attività di interferenza politica per conto del Dipartimento del Lavoro del Fronte Unito del Comitato centrale del Pcc». In che modo? Oliando la politica a colpi di sterline, cioè «facilitando donazioni finanziarie a partiti, parlamentari, aspiranti parlamentari e individui in cerca di una carica politica nel Regno Unito».
Ce n'è per tutto l'arco parlamentare. Attraverso lo studio legale di Lady Lee, oltre 500mila sterline (600mila euro) sono finite nella circoscrizione del deputato laburista Barry Gardiner, ministro del Commercio internazionale nei governi ombra dal 2016 al 2020, sotto Jeremy Corbyn. Fino a ieri, giorno in cui ha presentato le sue dimissioni, uno dei figli di Mrs Lee, Michael Wilkes, lavorava negli uffici del deputato, mentre lei tesseva relazioni anche con il Partito conservatore, dal primo ministro David Cameron, con cui aveva buoni rapporti durante il mandato a Downing Street, alla prima ministra Theresa May, che nel 2019 l'ha premiata con il «Points of Light Award», riconoscimento per il suo contributo alle buone relazioni con la Cina.
I parlamentari e la ministra degli Interni, Priti Patel, si dicono preoccupati e si congratulano con
l'MI5 per il lavoro ma Lady Lee non sarà espulsa o perseguita legalmente. L'accusa è di «interferenza», non di «spionaggio», e i funzionari dei servizi di sicurezza ricordano a malincuore: non ci sono leggi per fronteggiarla.
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