Coronavirus

Alpini, carabinieri, medici l'esercito degli eroi normali

Dal malato di Sla che donò il respiratore a chi ha cucito mascherine e cucinato per chi era solo. Ecco chi sono

Alpini, carabinieri, medici l'esercito degli eroi normali

Senza macchia e soprattutto senza paura. Forse per questo cavalieri lo erano già prima che il Quirinale lo certificasse, insignendoli del riconoscimento che premia il merito e il coraggio di chi ha reso onore oltre che alla Nazione all'umanità stessa. Cavalieri della Repubblica, usciti dalla battaglia con il drago arrivato dalla Cina, che sulla linea di frontiera hanno lasciato il sangue, il sudore e le lacrime che Churchill chiedeva agli inglesi per vincere la guerra. Sono 57, medici, ricercatori, sanitari, come Maria Rosaria Capobianchi che ha guidato il team che ha isolato il coronavirus o Claudia Balotta, capo del team del Sacco, ora in pensione che nel 2003 aveva isolato il virus della Sars. Loro soprattutto, i medici e gli infermieri, quelli disegnati nei poster con l'Italia in braccio come fosse un neonato. E che hanno nomi e cognomi. Annalisa Malara e Laura Ricevuti, una anestesista di Lodi, l'altra medico del reparto medicina di Codogno, sono le dottoressa che hanno curato per prime Mattia, il paziente 1 italiano. Dice Laura: «Due cose non sopporto, di quest'emergenza. Che la paragonino a una guerra e che ci considerino eroi. Per noi questa è la normalità». Po c'è Maurizio Cecconi, professore di anestesia e cure intensive all'Università Humanitas di Milano, uno dei tre eroi mondiali della pandemia, secondo la stampa medica americana, l'uomo che ha avvisato il mondo dell'arrivo del virus. E Mariateresa Gallea, Paolo Simonato e Luca Sostini i tre medici di famiglia di Padova che hanno sostituito in piena zona rossa i colleghi di Vo' Euganeo in quarantena. «Abbiamo fatto solo il nostro dovere». E soprattutto Fabiano Di Marco, primario di pneumologia all'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, centro dell'inferno. Cavaliere dell'Apocalisse.

Ma sono stati anche e soprattutto i piccoli e i grandi gesti, gli slanci di generosità, le scelte del momento che sono stati premiati, che hanno fatto la differenza. Come quello di Bruno Crosato, 65 anni, trevigiano, responsabile della Colonna mobile nazionale degli Alpini che ha messo in piedi a tempi di record cinque ospedali dismessi. Pietro Floreno, malato di Sla da più di dieci anni, che ha messo a disposizione della Asl il suo ventilatore di riserva per i malati di coronavirus. O Francesca Leschiutta, direttore della casa di riposo della Parrocchia di San Vito al Tagliamento, provincia di Pordenone, che restò nella struttura con il resto dello staff, per proteggere gli anziani, per non lasciarli soli.

E poi c'è chi ha donato, non solo chi si è messo a disposizione, che ha dato quello che aveva. Ettore Cannabona, comandante della stazione dei carabinieri di Altavilla Milicia, nel Palermitano, ha regalato il suo stipendio, Irene Coppola ha cucito migliaia di mascherine anche trasparenti per i sordi, Mahmoud Lufti Ghuniem, rider, ne ha consegnate mille, pagate di tasca propria alla Croce Rossa di Torino, Carlo Olmo ha portato mascherine, camici e guanti gratis ai Comuni e alle strutture sanitarie del Piemonte. Ognuno si è battuto con le armi che aveva a disposizione, con quello che aveva in mano. Riccardo Emanuele Tiritiello, studente dell'istituto Paolo Frisi di Milano, ha cucinato gratuitamente per medici e infermieri dell'ospedale Sacco, scortato nell'impresa dal padre e dal nonno. Francesco Pepe, ristoratore di Caiazzo di Caserta ha preparato biscotti e pizze per gli anziani in difficoltà, Alessandro Bellantoni, tassista ha regalato una corsa da 1.300 chilometri per portare da Vibo Valentia al Bambin Gesù di Roma una bimba di tre anni per un controllo oncologico, Rosa Maria Lucchetti, cassiera all'Ipercoop Mirafiore di Pesaro ha lasciato agli operatori del 118 tre tessere prepagate da 250 euro. Sono solo alcuni, è l'Italia migliore, quella buona, non buonista, l'Italia che si tira su le maniche.

E che soprattutto, in tempi dalla doppia morale come questi, danno l'esempio prima di pretenderlo.

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