Alta velocità a rilento, imprese pronte a fare causa

L'analisi costi-benefici frena i lavori. Il consorzio Cepav Due: si rischiano penali e contenziosi

Alta velocità a rilento, imprese pronte a fare causa

Per il M5s è «la più grande mangiatoia degli ultimi anni», per la Lega è «fondamentale» per i cittadini. L'incertezza del governo gialloverde sulle grandi opere rischia congelare anche i progetti sulla Tav veneta, la Brescia-Verona. Ora però sono anche i costruttori ad alzare la voce e a minacciare, in caso di stop, l'estrema ratio: andare il tribunale.

Infatti, nonostante il contratto firmato nel giugno scorso fra il consorzio Cepav Due, partecipato anche da Saipem, e Rfi per il primo lotto della ferrovia - 1,6 miliardi di euro - le procedure vanno a rilento. «Non si sente una particolare spinta propulsiva e le procedure da parte di alcuni Comuni risultano rallentate», dicono le imprese. A decorrere dal luglio scorso c'erano 82 mesi di tempo per completare i lavori, ma l'incertezza politica, pur senza alcun atto formale di revoca, sembra aver già prodotto uno stallo. Un rallentamento delle procedure ben percepito dalle aziende e che sta mettendo a rischio la «sostenibilità economica del cantiere», ha avvertito Icm, che detiene circa il 13% del consorzio guidato da Saipem, incaricato da Rfi. «Se scatteranno le penali sarà responsabilità di Rfi e ministero. Qui siamo già in sofferenza perché, di fatto, non possiamo avanzare - ha detto Gianfranco Simonetto al Corriere del Veneto -. Certo, resistiamo nella speranza del via libera. Così non fosse, si va davanti a un giudice».

L'attesa analisi costi-benefici sulle grandi opere voluta dai grillini sta allungando i tempi pur senza uno stop formale. Eppure il risultato di quella relazione è abbastanza prevedibile se si considerano le recenti dichiarazioni del coordinatore della task force che ha appena bocciato l'alta velocità Torino-Lione: «I benefici non sono affatto piccoli ma dai dati che avevo raccolto io non erano tali da superare questi costi», aveva già detto il professor Marco Ponti, riferendosi a uno studio del 2017 in cui si parlava di 8 miliardi per il completamento della linea.

Ma le aziende non intendono subire diktat in una fase progettuale così avanzata. Pizzarotti Italia, che fa parte del consorzio, ricorda per bocca del suo ad Corrado Bianchi che «non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione in merito a una revisione del progetto né, tanto meno, una comunicazione sull'avvio dell'analisi costi-benefici. Se si deciderà di fermare tutto, non c'è dubbio che si arriverà a un contenzioso».

Lo scorso ottobre il Consiglio regionale del Veneto, dove la Lega governa in maggioranza con Forza Italia, aveva approvato anche col consenso del Pd una mozione che chiedeva alla giunta di intervenire presso il governo affinché venisse assicurato il completamento dei lavori della Tav. Ma ora tutto è rimesso alle analisi chieste da Toninelli.

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