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Le altalene dello Stato? Se le vuoi paghi il doppio

Sindaco trevigiano costretto a comprare nelle Marche le attrezzature nonostante ci fosse una ditta sotto casa

Le altalene dello Stato?  Se le vuoi paghi il doppio

In relazione al sottostante articolo, RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
La Macagi è l’unica produttrice di altalene con sede a Cingoli (anzi, in realtà, l’unica delle Marche) e pertanto il Vostro articolo non può che coinvolgere la stessa.
La Macagi non ha mai acquistato altalene dalla Toffoli Giochi né tantomeno compravende altalene di terzi facendole passare per proprie. Al riguardo rivendica con orgoglio il fatto di vendere sia in Italia che all’estero da sempre tali prodotti, a marchio proprio e interamente fabbricati nel proprio opificio di Cingoli (MC).
Inoltre non è vero che lo Stato impone il fornitore alle Pubbliche Amministrazioni: la scelta di iscriversi al MePA dipende solo dalla libera volontà delle singole società (incluse quelle con sede nel Comune di S.Lucia di Piave).
Parimenti non è vero che il MePA impone di rivolgersi alla Macagi srl: accedendo agli elenchi del MePA, emerge un elenco di società di circa 1400 voci relative alle “altalene” (dal prodotto finito a singoli componenti) e la Macagi è uno dei tanti fornitori, al pari di altre società peraltro anche con sede prossima a S.Lucia di Piave (posto che il criterio di scelta dovrebbe essere la qualità del prodotto e non la vicinanza dell’azienda).
Di poi, nel caso di specie, il Sindaco di Santa Lucia di Piave non ha mai acquistato le altalene della Macagi né ha inviato proposte di acquisto in tal senso (ciò che ha reso inspiegabile il coinvolgimento della Macagi nella vicenda poi prontamente rettificato dal Sindaco di S.Lucia di Piave).
Avvocato Lorenzo Cignali

Si può essere costretti a pagare il doppio, a centinaia di chilometri di distanza, quello si può comprare sotto casa a metà prezzo? Sì, se ti chiami Riccardo Szumski, se sei il sindaco di Santa Lucia di Piave, nel trevigiano e se lo Stato impone di rifornirti da alcuni produttori anziché da altri.

Dopo il caso del comune di Pettorazza Grimani, nel rodigino, dove il sindaco Gianluca Bernardinello rischiava la contestazione del danno erariale qualora avesse deciso di risparmiare e fare rifornimento per i suoi tre mezzi municipali in un distributore anziché in un altro, ora a fare i conti con la folle burocrazia è il sindaco di Santa Lucia di Piave, Riccardo Szumski, appena riconfermato.

La storia è questa. Per arredare e abbellire i parchi pubblici e per far sì che i bimbi si divertano, al Comune servono delle altalene. Peccato che il sindaco non possa decidere dove comprarle perché ci sono delle disposizioni che disciplinano l'acquisizione centralizzata di beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni, tramite le centrali di committenza e in particolare la Consip, società in house del ministero dell'Economia. E infatti, il catalogo del Mepa, il Mercato elettronico della pubblica amministrazione a cui gli enti locali sono obbligati a rivolgersi indica, in questo caso, come fornitrice una azienda di Cingoli.

Peccato che Cingoli stia in provincia di Macerata, a quattrocento e passa chilometri dal comune trevigiano, cioè quattro ore e mezzo di strada. Ma la faccenda romanzesca è che l'azienda maceratese deve a sua volta approvvigionarsi dalla fabbrica produttrice che è, guarda il caso, la Toffolo Giochi di Santa Lucia di Piave, a due chilometri in linea d'aria dal municipio. Non finisce qui: il fornitore indicato dallo Stato costa 640 euro, quello a chilometro zero 380. Il sindaco Szumski, appena rieletto con il 61,4 % dei voti, con la civica Insieme Per Santa Lucia, sbotta. «Consip e Mepa, almeno nelle quantità non industriali ha detto a Il Gazzettino sono divenuti un assurdo e burocraticamente complicato metodo per far costare di più quello che si potrebbe acquisire più facilmente ed economicamente da qualche altra ditta vicino casa».

Lui aveva già sollevato la questione nel 2014 per l'eccessivo costo delle vaschette da mettere negli sciacquoni delle scuole. Erano 90 euro da un fornitore indicato dal Mepa contro i 30 di un fornitore locale. Anche il sindaco prima ricordato Bernardinello, di cui il nostro giornale aveva scritto venti giorni fa, è costretto a rifornire i mezzi comunali dove il carburante costa di più.

Lui, fino al 2015 acquistava gasolio e benzina rifornendosi sul libero mercato, poi le cose sono cambiate e ha dovuto approvvigionarsi in una stazione di servizio a dodici chilometri di distanza, con tariffe superiori del 10%. Anzi Bernardinello aveva anche interpellato la Corte dei Conti per capire se fosse possibile applicare le deroghe concesse dalla legge di Stabilità 2016, che permette gli affidamenti al di fuori delle convenzioni purché siano individuati con procedure a evidenza pubblica e assicurino un risparmio di almeno il 3%.

Ma nonostante questo: niet.

La possibilità di svincolo non è operante dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2019, perché Roma anziché limitare l'acquisizione centralizzata di beni e servizi, vuole rafforzarla.

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