«Visto che lo spread si è abbassato si potrebbe eliminare una tassa odiosa come quella del bollo auto». Il ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, ieri ha lanciato una nuova provocazione considerate le fibrillazioni della maggioranza di governo e, soprattutto, il difficile avvio della sessione di bilancio. «Il nostro obiettivo è entro fine anno avere o una consistente riduzione o una abolizione definitiva», ha specificato evidenziando che «le risorse le dobbiamo mettere insieme ma se riduciamo il costo del lavoro e cominciamo a togliere qualche balzello abbiamo più occasioni», ha aggiunto il vicepremier. La proposta, infatti, si accoppia al cavallo di battaglia dei Cinque stelle. Il taglio del cuneo fiscale viene brandito da Di Maio in contrapposizione alla flat tax di Salvini di cui un giorno sì e l'altro pure mette in risalto la difficile realizzabilità a causa dell'elevato costo.
L'aspetto singolare della vicenda è che, per guadagnare visibilità, il leader pentastellato abbia ripreso pedissequamente la proposta avanzata da Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale del 2008. La replica del Cavaliere non si è fatta attendere. «Il nostro programma è stato saccheggiato da tutti i partiti attualmente al governo. Mi fa piacere, significa che erano proposte buone», ha commentato il presidente di Forza Italia con ironia. Il Centro studi Promotor (Csp) ha, invece, plaudito all'iniziativa dopo un primo semestre molto difficile per il mercato automobilistico. «Se andrà in porto, sarà una misura opportuna in quanto ridurrà il carico fiscale che è ai massimi livelli nel mondo», ha dichiarato il presidente del Csp, Gian Primo Quagliano.
La scelta del periodo ipotetico è quanto mai opportuna in questo frangente in quanto Di Maio si confronterà con un quadro di finanza pubblica peggiore di quello affrontato da Berlusconi che fu costretto a rinunciarvi. Secondo stime sindacali e di settore, infatti, il gettito del bollo auto è superiore ai 6,5 miliardi di euro annui. Si tratta di una imposta sul possesso dei veicoli, per altro riscossa a livello regionale. Ne consegue che a un taglio centralmente deciso dal governo dovrebbe conseguire la devoluzione di analoghe risorse verso le periferie. A questo proposito occorre ricordare che l'ex governatore lombardo, Roberto Maroni, promise in occasione del referendum sull'autonomia del 2017 di abolire il bollo grazie al mantenimento del residuo fiscale abbonando ai cittadini il miliardo versato ogni anno alle casse di Palazzo Lombardia. Poiché il progetto è stato fermato (proprio da Di Maio), si continua a pagare l'imposta nonostante la Consulta abbia stabilito che è facoltà dei governatori decidere le esenzioni.
Il secondo problema è non meno complesso del primo.
Di Maio vuole utilizzare il risparmio sulla spesa per interessi (ora stimabile in circa 1,5 miliardi, ma sarà la Nadef a fare chiarezza a settembre). Peccato che la Commissione Ue non accetti coperture così estemporanee. E non a torto: per tagliare le tasse bisogna diminuire le spese.
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