La narrazione governativa dice che nel 2015 è tornato «il segno positivo» sul Pil. La vera novità arrivata con i dati Istat è che l'anno scorso si è chiuso con una frenata dell'economia italiana. Tanto più grave perché non prevista. Nel quarto trimestre dell'anno scorso il Pil è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. Le previsioni del governo erano di uno 0,2%, che era già considerato un dato non positivo. L'altra novità è che ieri l'istituto di statistica ha diffuso la prima stima ufficiale per tutto il 2015: 0,7% grezzo, che scende allo 0,6% al netto degli effetti del calendario (tre giorni lavorativi in più). Nella ultima nota di aggiornamento del Def (il documento di economia e finanza che contiene le previsioni macroeconomiche sulle quali si basa il governo) si prevedeva uno 0,9%. Nelle slide di fine anno del premier Matteo Renzi, la previsione era scesa allo 0,8%. La stima dell'Istat si avvicina a quella degli osservatori che avevano fatto le previsioni ancora più pessimistiche: l'Ocse e le agenzie di rating. La Commissione europea pochi giorni fa ancora ci accreditava allo 0,8% e il governo ha più volte sottolineato come quel dato fosse vicino a quello ufficiale del Def. Ma i dati diffusi ieri mettono in difficoltà il governo italiano, che deve ancora incassare la flessibilità inserita nella legge di Stabilità. Una crescita inferiore alle previsioni anche per il prossimo anno rischia di fare saltare conti già compromessi. Ieri il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan era a Bruxelles per l'Ecofin, costretto a ostentare tranquillità. «Non sono preoccupato per la stima Istat di un Pil a 0,7% nel 2015. Ovviamente avrei preferito un decimale in più, ma i decimali contano poco perché è importante la direzione di marcia dell'economia che è in crescita dopo tre anni di recessione profonda, la crescita è confermata e si rafforzerà nel 2016, l'indebitamento scende e il debito pubblico scende».Ottimismo ad alto rischio e non solo per il 2015. Per quest'anno il governo prevede una crescita del 1,6%, che gli osservatori internazionali hanno già messo in dubbio. La crisi dei mercati internazionali di questi giorni e la prospettiva di una recessione mondiale non possono che rendere le cose più difficili. Anche perché appare sempre più improbabile che l'Unione europea ci riconosca la flessibilità sui migranti, cioè la possibilità di sforare gli obiettivi sul deficit di tre miliardi per le spese dell'emergenza rifugiati. La conclusione è semplice ed è quella sostenuta da tempo da quelli che il premier considera gufi.
«Servirà una manovra choc», prevede Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera che ironizza sulla non preoccupazione di Padoan: «A cosa è costretto per mantenere poltrona traballante! Grande dolore per sue banalità irresponsabili».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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