
Sébastien Lecornu ieri ha provato ad accogliere volti e idee, ricevendo a Matignon la prima serie di partiti dopo lo choc. Proseguirà oggi alle 10 con Ps ed ecologisti. Come da incarico presidenziale, per valutare una "piattaforma d'azione e di stabilità per il Paese". Manovre per dar corpo all'ipotesi di un governo in grado di presentare in Assemblée una legge di Bilancio entro il 13 ottobre, data ultima per dare al Parlamento il tempo di esaminarlo nei 70 giorni.
Dopo le polemiche con il ministro dell'Interno e leader dei neogollisti Bruno Retailleau, che doveva essere il principale alleato del suo esecutivo durato meno di 14 ore e che sarebbe stato l'artefice dell'implosione, ieri Lecornu ha ricevuto pure lui. Scambio "franco e costruttivo". Ma il corso della crisi già ieri sembrava assumere tutta un'altra direzione, e non quella di formare un governo entro stasera; termine ultimo fissato da Macron prima di prendersi le sue "responsabilità", come fatto filtrare, qualunque cosa voglia dire.
Indiscrezioni del Canard enchaîné, giornale satirico spesso protagonista di rivelazioni di Palazzo dimostratesi vere, sostengono che i prefetti d'Oltralpe abbiano già ricevuto ufficiosamente le date del nuovo voto legislativo, per tenersi pronti. Insomma, lo scioglimento dell'Assemblea nazionale da parte del capo dello Stato sembra probabilissimo, per andare alle urne il 16 e il 23 novembre; tanto che i leader hanno già azionato le rispettive strategie. Se da un lato Retailleau ha detto di non escludere un ritorno del suo partito nell'esecutivo (Républicains pronti "a governare a una condizione, che sia un esecutivo che definirei di coabitazione" con il partito di Macron, ha affermato ieri), dall'altro ha omesso che si parla di coabitazione se chi la rivendica ha una maggioranza, che i neogollisti non solo non hanno, ma sono pure divisi sul da farsi. Il presidente del Rassemblement national, il lepenista Jordan Bardella, ha colto al balzo la palla per rompere gli indugi. Ha chiesto uno scioglimento rapido dell'Assemblée, un nuovo voto legislativo, e lanciato un assist ai neogollisti stufi della "Macronie" guardando a scenari futuri tutti da costruire ma non più così immaginifici: "Se non avrò 289 deputati (la maggioranza assoluta, ndr), sono perfettamente pronto a tendere la mano per un accordo di governo a Les Républicains, dove ci sono iscritti e quadri con cui ho già parlato di questa ipotesi". È la prima volta che il N.1 del Rn in tv evoca l'ipotesi "italiana"; un'unione delle destre che sarebbe un'altra sconfitta per Macron, che ha motivato le sue scelte con la volontà di isolare la destra "BleuMarine". Bardella ieri ha di fatto aperto la campagna per governare assieme ai neogollisti, o con parte di essi. "Non sono settario, colloqui già in corso, non escludo il sostegno di alcuni di loro dopo il voto legislativo". Per vincere "bisogna unire", dice, "disposto a farlo". Sinistre in ordine sparso: il leader del Ps Faure ha chiesto "un cambio di rotta" se Macron opterà invece per un premier affine alla gauche.
L'ultimo miglio della Macronie prima del probabile de profundis non esclude neppure un "tecnico", ossia un politico di lungo corso fuori dalla vita di partito come Bernard Cazeneuve, premier per sei mesi nel 2016-2017, ex Ps.