Coronavirus

"Altri 30mila casi, ma contagi stabili"

Il tasso di positività scende al 14%. Ieri altri 352 vittime. Rezza: "Livelli ancora alti"

"Altri 30mila casi, ma contagi stabili"

Come da previsioni, i numeri dei contagi non sono affatto buoni ma l'aumento dei positivi si articola in oltre 2mila infezioni in più rispetto a martedì. Siamo passati da 28.244 tamponi positivi a 30.550 in una sola giornata. Identico il numero dei decessi: 353 martedì e 352 ieri.

L'andamento della pandemia è in salita ed è destinato a peggiorare nelle prossime due settimane. Ma, a quanto conferma il direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza, c'è anche una parziale buona notizia. «Non c'è una vera e propria criticità - spiega - poiché il numero dei posti in terapia intensiva è aumentato. Oggi abbiamo 67 ricoveri in terapia intensiva e oltre mille in area medica: il trend sembra mostrare una certa stabilizzazione».

E non sarà un granchè, ma il fatto che l'ondata di ricoveri rallenti un attimo è un'ottima notizia per gli ospedali più congestionati, che non sanno più dove mettere i malati. Hanno qualche giorno per riequilibrare il rapporto dimessi e nuovi ingressi.

L'effetto imbuto resta. Parecchi pronto soccorso della Lombardia contano 600 minuti di attesa per una visita ai codici verdi e assistono i malati mettendoli in corridoio sulle barelle con la bombola dell'ossigeno appoggiata in qualche modo per terra. Non hanno spazio per fare altrimenti. Per questo, specifica Rezza, «diminuire l'afflusso nei pronto soccorso è in questo momento la priorità». Come fare? «Garantendo un'ottima assistenza ai malati a domicilio con sintomi lievi o asintomatici» in modo che non si aggravino e non abbiano bisogno di un ricovero.

Per evitare l'afflusso eccessivo in ospedale, secondo il virologo dell'università di Padova Andrea Crisanti, bisogna «creare nel nostro Paese un sistema si sorveglianza che integri la capacità di fare un numero di tamponi sufficienti per saturare lo spazio interazione di ogni singolo individuo. Quindi, non tamponi a tappeto, ma mirati. Questo processo deve essere integrato con strumenti informatici, come la App Immuni, ma che allo stesso tempo permettano di monitorare come i casi si distribuiscono Regione per Regione, integrati con altri parametri demografici, come la densità di popolazione e la mobilità delle persone».

Niente affatto ottimista la fondazione Gimbe che, nella sua fotografia settimanale dell'epidemia, rileva che «la seconda ondata probabilmente è peggio di marzo, in prima ragione perchè c'è un coinvolgimento del Centro-Sud, che ha servizi sanitari più fragili, poi perché abbiamo davanti quasi 5 mesi di autunno-inverno. E inoltre perchè i Servizi sanitari non hanno sperimentato il sovraccarico dell'epidemia di influenza stagionale, il personale sanitario è sotto pressione e meno motivato, esistono spie rilevanti di disagio sociale, e infine continuiamo ad assistere ad attriti tra Governo, Regioni ed enti locali».

La fondazione sostiene anche che l'indice di contagio Rt sia sottostimato. «L'Rt - spiega il presidente del gruppo Nino Cartabellotta, in audizione alla commissione Igiene e Sanità del Senato - viene calcolato solo sui casi sintomatici, non è una misura tampone dipendente. Ma proprio per questo rischia di sottostimare la circolazione del virus.

Oggi abbiamo una percentuale di casi sintomatici che è di circa il 33%, quindi l'Rt non calcola il 66% del resto dei casi asintomatici».

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