Coronavirus

Alzano, dalla pioggia di contagi alla speranza. Negli ultimi sette giorni soltanto un positivo

Il sindaco Bertocchi: "Ora per ripartire puntiamo sullo screening di massa"

Alzano, dalla pioggia di contagi alla speranza. Negli ultimi sette giorni soltanto un positivo

È stata una Pasqua se non di resurrezione almeno di Speranza per Alzano Lombardo, uno dei paesi simbolo del coronavirus in Italia: cittadina della Bergamasca dove sono stati commessi errori a raffica che l'hanno trasformata in una festa del contagio.

Ma ora le cose vanno meglio. Nell'ultima settimana ad Alzano si è verificato un solo contagio e la curva dei decessi è molto diminuita rispetto ai picchi di marzo. Nella domenica di Pasqua in tutta la provincia ci sono stati soltanto 51 casi positivi e uno soltanto nel paese che con Nembro è stato una succursale dell'inferno per qualche settimana. Anche se non è ancora il momento di alzare la guardia: «Dovremo portare ancora molta pazienza per evitare contagi di ritorno e stiamo lavorando per capire come e quando sarà possibile avviare lo screening di massa, che ci darebbe un quadro chiaro sulla immunizzazione della popolazione, utile per una ripartenza adeguatamente pianificata», dice il sindaco Camillo Bertocchi.

Bertocchi che, il giorno di Pasqua, ha rivolto ai suoi concittadini un messaggio vibrante di dolore e speranza. «Pensavamo di essere invincibili - ha detto il sindaco - e invece in solo un mese ci ritroviamo estremamente fragili, ci troviamo a piangere i nostri cari strappati dal nostro amore da un virus infame e vigliacco, che nemmeno ha consesso loro l'ultimo abbraccio, l'ultimo bacio, l'estremo e dignitoso saluto. Pasqua in ebraico significa passaggio. Questo è certamente il significato che quest'anno come mai, dobbiamo dare a questa festa: passaggio ad una nuova dimensione che ci dovrà vedere certamente concentrati per uscire dall'emergenza sanitaria, ma anche già con la testa proiettata alla ripartenza».

Anche se ora le cose vanno meglio, il nome Alzano resterà sempre legato a filo doppio all'emergenza coronavirus, come Codogno, come Vo' Euganeo. A causa di un focolaio che si è sviluppato ben prima di quel 23 febbraio in cui si segnalarono i primi due casi ufficiali nell'ospedale Pesenti Fenaroli. Come evidenziato dal dossier che ha ricostruito la catena di errori ed equivoci che ha scatenato l'enorme numero di contagi, tra il 13 e il 22 febbraio giunsero al pronto soccorsi diversi pazienti con sintomi di polmonite che furono ricoverati nel reparto di medicina generale senza che nessuno di loro fosse sottoposto a tampone. E questo fu certamente il primo sbaglio. Ma più grave ancora fu, nei giorni successivi, e in particolare domenica 23 febbraio, quando si decise la chiusrua del pronto soccorso dell'ospedale, come era avvenuto un paio di giorni prima a Codogno, decisione però in questo caso revocata in un paio di ore. Le responsabilità per quella scelta sono tuttora rimpallate tra Regione e direttore sanitario.

Resta il fatto che è costata circa 2mila contagi nell'ospedale e un numero di morti ad Alzano dal 23 febbraio (118 in un paese di 13mila anime), davvero fuori da ogni statistica.

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