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Amalia, la principessa senza normalità

L'erede al trono costretta ad abbandonare lo studentato. "Troppi rischi"

Amalia, la principessa senza normalità

Fino a ieri faceva la coda in mensa, vestiva in jeans e sneakers e frequentava i posti dei ragazzi della sua età. Aveva perfino lavorato in un bar sulla spiaggia. Come una ragazza «qualunque» di 18 anni. Ma no, lei è la principessa d'Olanda. Non può. Troppo pericoloso. E così, dopo un periodo di vita «normale», Amalia, erede al trono della famiglia reale olandese, torna a sentire tutto il peso della corona che è costretta a portare sulla testa.

La sua favola allo studentato di Amsterdam si chiude qui. Il re Willem-Alexander e la regina Maxima non avrebbero mai voluto imporre una restrizione del genere alla figlia, una brava ragazza bionda desiderosa di studiare e vivere come i suoi coetanei. Lo hanno fatto convocando una conferenza stampa, entrambi con le lacrime agli occhi. «Amalia non può avere una vita da studente come gli altri, ora non può lasciare casa e questo ha delle enormi conseguenze per la sua vita» ha detto la regina, mentre il re ha parlato di «una situazione pesante».

Come mai una retromarcia così improvvisa? Ragioni di sicurezza reale, non certo di etichetta. Il nome della principessa d'Orange, insieme a quello del primo ministro Mark Rutte, è spuntato all'interno di comunicazioni del crimine organizzato, di cui sarebbe diventata un obiettivo. Il timore è che possa essere rapita o presa in qualche modo di mira, resa ancora più vulnerabile dai suoi movimenti in università e in studentato, in mezzo agli altri.

Il sogno di libertà di Amelie è durato solo qualche settimana. Appena il mese scorso erano state diffuse le foto ufficiali del suo primo giorno all'università di Amsterdam, dove studia politica, psicologia, legge ed economia. Le minacce ad Amalia sono la conferma che da qualche anno qualcosa è cambiato nella società olandese. La scorsa settimana il ministro della Giustizia olandese ha ospitato un incontro, a cui hanno partecipato sei nazioni, proprio per coordinare la lotta alla criminalità organizzata, che, è emerso, voleva rapire addirittura il ministro della Giustizia belga Vincent Van Quickenborne.

I due Paesi sono nel mirino perché i porti di Rotterdam e Anversa sono degli hub cruciali per il traffico di cocaina in Europa.

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