A volte ritornano. E oggi è di nuovo la volta di Hafed Gaddur. Ai tempi di Gheddafi era l'«eminenza grigia» dei grandi accordi con l'Italia. Nel febbraio 2011 fu tra i primi a rompere con il raìs per legarsi al premier del Consiglio di Transizione Mahmoud Jibril e dar vita all'Alleanza delle Forze Nazionali, la formazione laica dominatrice nel 2012 del prime elezioni libere. Da oggi Gaddur è ad Algeri per condurre a nome del suo partito gli incontri con i gruppi islamisti e le altre forze politiche promossi dall'inviato dell'Onu Bernardino Leon. Incontri fondamentali per arrivare ad un governo di unità nazionale, ma «sempre ricordando - spiega Gaddur al Giornale - le prerogative del Parlamento liberamente eletto lo scorso giugno.
Quel Parlamento resta la principale espressione democratica del nostro Paese. Oltre che l'unica riconosciuta internazionalmente». Intorno a quel parlamento e all'azione dell'inviato dell'Onu si «deve sviluppare - secondo Gaddur - la pacificazione nazionale, passando per lo scioglimento delle milizie, la ricostituzione di un esercito capace di difendere la sovranità nazionale e lottare contro il terrorismo. Oltre che la rinascita di una polizia capace di restituire tranquillità ai cittadini».
A differenza di quanti in Italia invocano la discesa in campo di Romano Prodi, l'ex ambasciatore non sente la necessità di altri mediatori al fianco o al posto di un Bernardino Leon protagonista, a suo avviso, di «un grande lavoro». Per Gaddur molto più fondamentale resta invece il ruolo dell'Italia. Soprattutto se capace di muoversi senza le ingessature dell'Onu.
«Matteo Renzi e il governo italiano devono usare tutta la loro autorità per spiegare agli altri governi la complessità del caso libico. L'Italia a differenza di un mediatore può svolgere un ruolo molto importante perché non deve tener conto dei condizionamenti di chi è chiamato a rispondere all'intera comunità internazionale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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