Salvini non cede all'ultimo, disperato ricatto di Di Maio (molla Berlusconi e vieni con me), Mattarella non concede a Salvini il tentativo di cercare una maggioranza a guida centrodestra e così è saltato il banco. Il presidente della Repubblica si è arreso e ha provato a proporre: «Governo neutrale» in carica fino a dicembre e poi al voto. L'appello è caduto nel vuoto, di più: è stato respinto con violenza, un caso di ammutinamento politico dei partiti nei confronti del Quirinale senza precedenti per forma e sostanza. Se nascerà, e probabilmente nascerà, il governo tecnico di Mattarella non avrà la fiducia del Parlamento e quindi non potrà che accompagnare il Paese alle elezioni, subito (Di Maio e Salvini parlano di luglio) o in autunno come preferirebbe Silvio Berlusconi.
Consoliamoci con la notizia che non nascerà un governo Di Maio, vero sconfitto della partita. Ma per il resto c'è poco da stare allegri. Quando si gioca con i dilettanti di solito finisce così, cioè male per tutti. Anche se in Italia c'è sempre qualcuno che riesce a trasformare la tragedia in farsa. Votare a fine luglio è una follia solo a pensarlo, non sostenere un esecutivo tecnico chiamato a scongiurare l'aumento dell'Iva e a rappresentare l'Italia nella revisione dei trattati europei sull'immigrazione sarebbe stupido, un suicidio. Senza contare che tornare a votare tra sessanta giorni, con le stesse regole, non produrrà risultati molto diversi da quelli del 4 marzo.
Prepariamoci a tornare alle urne ma con un'avvertenza. Le vicende di questi ultimi due mesi dimostrano che non c'è nessuna relazione tra una legittima voglia di «cambiamento» e l'auspico di un «miglioramento» del sistema.
Le ultime due «novità» della politica italiana (Renzi e grillini) al di là dei proclami e delle intenzioni, non solo non hanno cavato un ragno dal buco per loro stessi e per il Paese ma hanno portato alla paralisi della vita politica, e quindi delle istituzioni, fino all'inevitabile implosione di ieri. A volte un buon usato sicuro offre più garanzie dell'ultimo nato. La faccia rassegnata e preoccupata di Silvio Berlusconi all'uscita dall'incontro con Mattarella, su questo dice molto di più di mille parole.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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